MaM
Messaggio del 25 marzo 2008:Cari figli, vi invito a lavorare alla conversione personale. Siete ancora lontani dall’incontro con Dio nel vostro cuore, perciò trascorrete più tempo possibile nella preghiera e nell’adorazione a Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare, affinché Egli vi cambi e metta nei vostri cuori una fede viva e il desiderio della vita eterna. Tutto passa, figlioli, solo Dio rimane. Sono con voi e vi esorto con amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

Esorcismo: Il punto di partenza

?

Un giorno un vescovo mi ha telefonato per raccomandarmi di esorcizzare una certa persona. Come prima risposta gli dissi di provvedere lui a nominare un esorcista. Mi sentii controbattere che non riusciva a trovare un sacerdote che accettasse l'incarico. Purtroppo questa difficoltà è generale. Spesso i sacerdoti non credono in queste cose; ma se il vescovo offre loro di fare gli esorcisti, si sentono addosso i mille diavoli e rifiutano. Più volte ho scritto che si fa molta più rabbia al demonio a confessare, ossia a strappare al demonio stesso le anime, che a esorcizzare, che è sottrargli i corpi. E ancor più si causa rabbia al demonio a predicare, perché la fede germina dalla parola di Dio. Perciò un sacerdote che ha il coraggio di predicare e di confessare non dovrebbe avere nessun timore a esorcizzare.

Leon Bloy ha scritto parole roventi contro i sacerdoti che si rifiutano di compiere esorcismi. Le riporto da Il diavolo di Balducci, Piemme, pag. 233: «I sacerdoti non usano quasi mai il loro potere di esorcisti, perché mancano di fede e hanno paura, in sostanza, di disgustare il demonio». Anche questo è vero; molti temono rappresaglie e dimenticano che il demonio ci fa già tutto il male che il Signore gli consente: non esistono con lui patti di non belligeranza! E l'autore continua: «Se i sacerdoti hanno perduto la fede al punto di non credere più al loro potere di esorcisti e di non farne più uso, ciò rappresenta un'orribile sventura, un'atroce prevaricazione, in seguito alla quale vengono irreparabilmente abbandonate ai peggiori nemici le pretese isteriche di cui rigurgitano gli ospedali». Parole forti, ma vere. È un diretto tradimento al comando di Cristo.

Ritorno alla telefonata di quel vescovo. Gli ho detto con franchezza che, se non trovava sacerdoti, era obbligato a provvedere lui personalmente. Mi sono sentito rispondere, con candida ingenuità: «Io? Non saprei da che parte incominciare». Al che ho ribattuto con la frase che disse a me P. Candido, quando mi trovai a iniziare: «Incominci col leggere le istruzioni del Rituale e reciti sul richiedente le preghiere prescritte».

Questo è il punto di partenza. Il Rituale degli esorcismi inizia riportando 21 norme che l'esorcista deve osservare; non importa se queste norme sono state scritte nel 1614; sono direttive piene di saggezza, che potranno essere ulteriormente completate, ma che hanno tuttora pieno valore. Dopo aver messo in guardia l'esorcista perché non creda facilmente alla presenza del demonio nella persona che si presenta, fornisce una serie di norme pratiche, sia per riconoscere se si tratta di un caso di vera possessione, sia per il comportamento che l'esorcista deve osservare.

Ma lo sconcerto del vescovo "non saprei da che parte incominciare" è giustificato. Non ci si improvvisa esorcisti. Assegnare tale incarico a un sacerdote, è un po' come mettere in mano a una persona un trattato di chirurgia e poi pretendere che vada a eseguire operazioni. Tante cose, troppe cose, non si leggono nei testi, ma si imparano solo con la pratica. Per questo ho pensato di mettere per scritto le esperienze mie, dirette dalla grande esperienza di P. Candido, pur sapendo che riuscirò molto carente: altro è leggere altro è vedere. Ma scrivo ugualmente cose che non si trovano in nessun altro libro. In realtà il punto di partenza è un altro. Quando si presenta, o viene presentata da familiari o amici, una persona per essere esorcizzata, si incomincia con un interrogatorio volto a comprendere se ci sono motivi ragionevoli per procedere all'esorcismo, da cui solo può ricavarsi una diagnosi, o se tali motivi non ci sono. Per cui si incomincia a studiare i sintomi che la persona o i familiari denunciano, e anche le possibili cause.

Si inizia con i mali fisici. I due punti più spesso colpiti sono la testa e lo stomaco, in caso di influenze malefiche. Oltre a mali di testa acuti e refrattari ai calmanti, può esserci, specie nei giovani, un'improvvisa chiusura allo studio: ragazzi intelligenti e che non hanno mai avuto difficoltà a scuola, di colpo non riescono più a studiare e la memoria è ridotta a zero. Il Rituale riporta, quali segni sospetti, le manifestazioni più vistose: parlare correntemente lingue sconosciute o comprenderle se parlate da altri; conoscere cose lontane e nascoste; dimostrare una forza muscolare sovrumana. Come già dissi, ho riscontrato fenomeni di questo tipo solo durante le benedizioni così chiamo sempre gli esorcismi, non prima. Spesso vengono denunciati comportamenti strani o violenti. Un sintomo tipico è l'avversione al sacro: persone che cessano di colpo di pregare, mentre prima lo facevano; che non mettono più piede in chiesa, con sentimenti di rabbia; spesso bestemmie e violenza contro le immagini sacre. Quasi sempre si aggiungono comportamenti asociali e rabbiosi verso i familiari o gli ambienti che si frequentano. Si riscontrano poi stranezze di vario tipo.

Inutile dire che, quando uno approda all'esorcista, ha già fatto tutti gli esami e le cure mediche possibili. Le eccezioni sono rarissime. Per cui l'esorcista non ha difficoltà a farsi dire il parere del medico, le cure fatte, i risultati ottenuti.

L'altro punto spesso colpito è il collo dello stomaco, subito sotto lo sterno. Anche lì si possono verificare mali lancinanti e ribelli alle cure; una caratteristica tipica di cause malefiche si ha quando il male suole spostarsi: ora a tutto lo stomaco o agli intestini, ora ai reni, ora alle ovaie... senza che i medici ne comprendano le cause e senza che si ottenga frutto con i farmaci.

Abbiamo affermato che uno dei criteri di riconoscimento di possessione diabolica è fornito dal fatto che le medicine sono inefficaci, al contrario delle benedizioni. Ho esorcizzato Marco, colpito da una forte possessione. Era stato a lungo ricoverato e massacrato da cure psichiatriche, specie da elettro shock, senza che desse mai la minima reazione. Quando gli fu ordinata la cura del sonno, gli hanno somministrato per una settimana dei sonniferi che avrebbero addormentato un elefante; lui non ha mai dormito, né di giorno né di notte. Camminava per la clinica con gli occhi sbarrati, come un ebete. Finalmente approdò all'esorcista e subito iniziarono i risultati positivi.

Anche la forza straordinaria può essere un segno di possessione diabolica. Un pazzo in manicomio può essere tenuto fermo con la camicia di forza. Un indemoniato no; spezza tutto, anche catene di ferro, come il Vangelo dice dell'indemoniato di Cerasa. P. Candido mi narrò il caso di una ragazza magra e apparentemente debole; durante gli esorcismi, veniva a stento tenuta ferma da quattro uomini. Spaccò ogni legame, anche larghe cinghie di cuoio, con cui tentarono di legarla. Una volta, legata con grosse funi ad una lettiera di ferro, in parte ne ruppe i ferri e in parte li piego ad angolo retto.

Molte volte il paziente o anche gli altri, se è colpita una famiglia sente strani rumori, passi nel corridoio, porte che si aprono e si richiudono, oggetti che spariscono e poi riappaiono nei posti più disparati, colpi alle pareti o ai mobili. Chiedo sempre, per ricercare le cause, da quanto tempo sono iniziati i disturbi, se sono ricollegabili a un fatto concreto, se l'interessato ha frequentato sedute spiritiche, se si è rivolto a cartomanti o maghi e, in caso positivo, come si sono svolte le cose. È possibile che, dietro suggerimento di un qualche conoscente, siano stati aperti il cuscino o il materasso dell'interessato, e si siano trovati gli oggetti più strani: fili colorati, ciuffi di capelli, trecce, schegge di legno o di ferro, corone o nastri legati in modo strettissimo, pupazzi, forme di animali, grumi di sangue, sassi...; sono frutti sicuri di fatture. Se i risultati dell'interrogatorio sono tali da far sospettare l'intervento di una causa malefica, si procede all'esorcismo.

Presento alcuni casi; naturalmente in tutti gli episodi che riporto modifico i nomi e qualsiasi altro elemento che potrebbe far riconoscere le persone. Per alcune benedizioni è venuta da me la sig.ra Marta, accompagnata dal marito. Venivano da lontano e con non poco sacrificio. Da molti anni Marta era in cura da neurologi, senza alcun vantaggio. Dopo alcune domande, vidi che potevo procedere all'esorcismo, anche se era già stata esorcizzata da altri, ma senza frutto. All'inizio cadde a terra e pareva priva di conoscenza.

Procedendo nelle preghiere introduttive, ogni tanto si lamentava: "Voglio un vero esorcismo, non queste cose!". All'inizio del primo esorcismo, che incomincia con le parole: "Exorcizo te", si calmò soddisfatta; queste parole chiaramente le erano rimaste impresse dagli esorcismi precedenti. Poi incominciò a lamentarsi che le facevo male agli occhi. Tutti atteggiamenti non consoni ai posseduti. Quando ritornò le volte seguenti, non sapeva capire se il mio esorcismo le aveva prodotto qualche effetto o no. Per più sicurezza, prima di licenziarla definitivamente, la accompagnai una volta da P. Candido: dopo averle messo la mano sul capo, egli mi disse subito che lì il demonio non ci entrava. Era un caso per psichiatri, non per esorcisti.

Pierluigi, di 14 anni, si presentava grande e grosso per la sua età. Non poteva studiare, era la disperazione degli insegnanti e dei compagni, con nessuno dei quali riusciva ad andare d'accordo; non era però violento. Una sua caratteristica: quando si sedeva per terra, con le gambe incrociate lui diceva che "faceva l'indiano", nessuna forza riusciva a sollevarlo, come se fosse diventato di piombo. Dopo varie cure mediche, prive di risultati, fu portato da P. Candido che incominciò a esorcizzarlo, riscontrando una vera possessione. Un'altra sua caratteristica: non era litigioso, ma con lui la gente diventava nervosa, gridava, non dominava i propri nervi. Un giorno si era seduto a gambe incrociate sul pianerottolo della sua casa, al terzo piano. Gli altri inquilini andavano su e giù per le scale, lo scuotevano perché se ne andasse di lì, ma lui non si muoveva. A un certo punto tutti gli inquilini del fabbricato si trovarono contemporaneamente per le scale, nei vari pianerottoli, e urlavano e gridavano come degli ossessi contro Pierluigi. Qualcuno chiamò la polizia; i genitori del ragazzo chiamarono P. Candido, che giunse quasi insieme ai poliziotti e si era già messo a chiacchierare col ragazzo per convincerlo a entrare in casa. Ma i poliziotti tre giovanotti ben piantati gli dissero: "Si scansi, reverendo; queste sono cose per noi". Quando cercarono di muovere Pierluigi, non lo spostarono di un millimetro. Stupiti e grondanti di sudore, non sapevano che cosa fare. Allora P. Candido disse loro: "Fate rientrare ognuno nel proprio appartamento"; e in un attimo si fece silenzio completo. Poi aggiunse "Voi scendete ora una rampa di scale e state a guardare". Fu obbedito. Infine disse a Pierluigi: "Sei stato bravo: non hai detto una parola e li hai tenuti a bada tutti. Ora rientra in casa con me". Lo prese per una mano e quello si alzò e lo seguì, tutto contento, dove lo aspettavano i genitori. Con gli esorcismi Pierluigi ebbe buoni miglioramenti, ma non la totale liberazione.

Uno dei casi più difficili che ricordo è quello di un uomo, un tempo assai noto, che per molti anni fu benedetto da P. Candido. Andai anch'io a benedirlo a casa sua, da cui non si poteva muovere. Gli feci l'esorcismo; non disse nulla aveva un demonio muto e non notai la più piccola reazione. Quando me ne andai, ci fu poi la reazione violenta. Accadeva sempre così. Era anziano e fu totalmente liberato appena in tempo per finire serenamente le ultime settimane di vita.

Una mamma era affranta per le stranezze che notava in un suo figliolo: in certi momenti si arrabbiava con urla pazzesche, bestemmiava e poi, quando ritornava calmo, non ricordava nulla di questo suo comportamento. Non pregava e mai avrebbe accettato di farsi benedire da un sacerdote. Un giorno, mentre il figlio era al lavoro e, come al solito, era uscito indossando la sua tuta da meccanico, la madre fece benedire i vestiti con l'apposita preghiera del Rituale. Di ritorno dal lavoro, il figlio si tolse la tuta sporca e si rivestì senza nulla sospettare. Dopo pochi secondi si tolse i vestiti con furia, quasi se li strappò di dosso, e si rimise la tuta da lavoro senza dire nulla; non ci fu verso che indossasse più quei vestiti benedetti, distinguendoli bene dagli altri del suo piccolo guardaroba, che non erano stati benedetti. Questo fatto dimostrava ulteriormente la necessità di esorcismi su quel giovanotto.

Due giovani fratelli ricorsero alle mie benedizioni, angustiati per malesseri di salute e per strani rumori in casa, da cui erano disturbati soprattutto a certe ore fisse della notte. Benedicendoli notai delle lievi negatività e diedi loro i consigli opportuni circa la frequenza ai sacramenti, la preghiera intensa, l'uso dei tre sacramentali acqua, olio, sale esorcizzati, invitandoli a ritornare. Dall'interrogatorio risultò che questi inconvenienti erano incominciati da quando i loro genitori avevano deciso di prendere in casa il nonno, rimasto solo. Era un uomo che bestemmiava in continuazione, imprecava e malediceva tutto e tutti. Il compianto P. Tomaselli diceva che talvolta basta un bestemmiatore in casa per rovinare una famiglia con presenze diaboliche. Questo caso ne era una prova.

Uno stesso demonio può essere presente in più persone. La ragazza si chiamava Fina; il demonio aveva annunciato che, la notte seguente, se ne sarebbe andato. P. Candido, pur sapendo che quasi sempre in questi casi i demoni mentono, si fece aiutare anche da altri esorcisti e volle la presenza di un medico. Alle volte, per tener stretta l'indemoniata, l'adagiavano su un lungo tavolo; lei si dimenava e ogni tanto cadeva a terra; ma nell'ultimo tratto della caduta, rallentava come se una mano la sostenesse, per cui non si faceva mai male. Dopo aver lavorato invano tutta sera e metà della notte, gli esorcisti decisero di desistere. Il mattino dopo, P. Candido stava esorcizzando un bimbetto di 6 7 anni. E il diavolo dentro quel bambino incominciò a canzonare il padre: "Questa notte avete lavorato molto, ma non avete ottenuto nulla. Ve l'abbiamo fatta. C'ero anch'io!".

Esorcizzando una bambina, P. Candido domandò al demonio come si chiamasse. "Zabulon", rispose. Finito l'esorcismo mandò la piccola a pregare, davanti al tabernacolo. Venne il turno di un'altra bambina, pure posseduta e anche a questo demonio P. Candido chiese il nome. "Zabulon", fu la risposta. E P. Candido: "Sei lo stesso che stava nell'altra? Voglio un segno. Ti comando in nome di Dio di tornare in quella che è venuta prima". La bambina ha emesso una specie di ululato e poi di colpo si è zittita e si mostrava calma. Intanto i circostanti hanno sentito che l'altra ragazzina, quella in preghiera, proseguiva quell'ululato. Allora P. Candido ha imposto: "Torna qui di nuovo". Subito la bambina presente riprese il suo urlo, mentre l'altra riprendeva a pregare. In episodi come questo la possessione è evidente.

Come è evidente da certe risposte profonde, specie date da bambini. A un bambino di 11 anni P. Candido ha voluto porre questioni diffìcili, quando in lui si rivelò la presenza del demonio. Lo interrogò: "Sulla terra ci sono dei grandi scienziati, delle altissime intelligenze che negano l'esistenza di Dio e la vostra esistenza. Tu che ne dici?". Il bambino rispose subito: "Macché altissime intelligenze! Sono altissime insipienze!". E P. Candido aggiunse, con l'intenzione di riferirsi ai demoni: "Ci sono altri che negano Dio coscientemente, con la loro volontà. Per te che cosa sono?". Il piccolo ossesso balzò in piedi con furore: "Sta' attento. Ricordati che noi abbiamo voluto rivendicare la nostra libertà anche davanti a lui. Gli abbiamo detto di no per sempre". L'esorcista incalzò: "Spiegamelo e dimmi che senso ha rivendicare la propria libertà davanti a Dio, quando staccati da lui tu sei un nulla come sono un nulla io. È come se nel numero 10 lo zero volesse emanciparsi dall'uno. Cosa diverrebbe? Cosa realizzerebbe? Io ti comando in nome di Dio: dimmi che cosa hai realizzato di positivo? Su, parla". Quello, pieno di livore e di paura, si contorceva, sbavava, piangeva in modo terribile, inconcepibile in un bimbo di 11 anni e diceva: "Non mi fare questo processo! Non mi fare questo processo!".

Molti si chiedono se si può raggiungere la sicurezza di parlare col demonio. In casi come questi, non c'è dubbio. Un altro episodio.

Un giorno P. Candido esorcizzava una ragazza di 17 anni, contadina, abituata a parlare in dialetto, per cui sapeva male l'italiano. Erano presentì altri due sacerdoti che, quando la presenza di Satana emerse fuori, non si stancavano di fare domande. P. Candido, mentre continuava a recitare le formule in latino, vi mescolò le parole in greco: "Taci, smettila!". Subito la ragazza si voltò verso di lui: "Perché comandi a me di tacere? Dillo piuttosto a questi due che continuano a interrogare!".

P. Candido ha inquisito tante volte il demonio in persone di tutte le età; ma ama riportare l'interrogatorio ai bambini, perché è più evidente che non danno risposte alla portata della loro età; perciò è più sicura la presenza del demonio.

Un giorno ha chiesto a una ragazzina di 13 anni: "Due nemici, che durante la vita si sono odiati a morte e finiscono entrambi all'inferno, che rapporto hanno tra loro, dovendo stare insieme per tutta l'eternità?". Ecco la risposta: "Quanto sei stolto! Laggiù ognuno vive ripiegato su se stesso e dilaniato dai suoi rimorsi. Non esiste nessun rapporto con nessuno; ciascuno si trova nella solitudine più assoluta, a piangere disperatamente il male che ha fatto. È come un cimitero".


Fonte: libro Un esorcista Racconta