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Come si comporta il demonio

09/07/2023    1063     Don Gabriele Amorth    Don Gabriele Amorth  Esorcismo  Inferno  Satana 
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Diciamo subito, in linea di massima, che il demonio fa di tutto per non essere scoperto, che è assai avaro di parole, che cerca tutte le vie per scoraggiare il paziente e l'esorcista. Per maggior chiarezza distinguiamo tale comportamento in quattro fasi: prima d'essere scoperto, durante gli esorcismi, in prossimità dell'uscita, dopo la liberazione. Avvertiamo anche che non esistono mai due casi uguali. Il comportamento del maligno è quanto mai vario e imprevedibile. Quello che scriviamo si riferisce solo a certi aspetti di comportamento che più spesso si sono riscontrati.

1 — Prima d'essere scoperto. Il demonio causa disturbi fisici e psichici, per cui la persona colpita viene curata dai medici, senza che nessuno sospetti la vera origine del male. Talvolta i medici curano i disturbi a lungo, provando vari medicinali, che sempre risultano inadatti; per cui è comune il fatto che il paziente cambi più volte i medici, accusandoli di non capire il suo male. Più difficile è la cura dei mali psichici; molte volte gli specialisti non riscontrano niente questo avviene spesso anche per i mali fisici e la persona passa agli occhi dei familiari per «fissata». Una delle croci più pesanti di questi «malati» è quella di non essere né capiti né creduti. Quasi sempre capita che, prima o poi, dopo avere invano bussato alle porte della medicina ufficiale, queste persone cerchino guaritori o, peggio, maghi, chiromanti, fattucchiere. E così i mali aumentano.

Normalmente chi ricorre all'esorcista per suggerimento di qualche amico; rarissime volte per suggerimento di sacerdoti, ha già fatto la trafila dai medici, acquistandone piena sfiducia, e il più delle volte è già stato da maghi o simili. La mancanza di fede o almeno il fatto di non essere praticanti, aggiunto alla grande e ingiustificabile carenza ecclesiastica in questo campo, fanno capire tale comportamento. Il più delle volte è un vero caso fortuito quello che fa conoscere l'esistenza degli esorcisti.

Si tenga presente che il demonio, anche nei casi di possessione totale in cui è lui ad agire o parlare, servendosi delle membra del malcapitato non agisce in continuità, ma alterna la sua azione chiamata, in genere, «momento di crisi» con più o meno lunghe pause di riposo. Salvo i casi più gravi, la persona può attendere ai suoi impegni di studio o di lavoro in modo tale da apparire normale, anche se in realtà sa solo lei a prezzo di quali sforzi.

2 — Durante gli esorcismi. In principio il demonio fa di tutto per non essere scoperto o almeno lo tenta di fare con tutte le sue forze, per nascondere la gravità della possessione, anche se non sempre ci riesce. Costretto dalla forza degli esorcismi, alle volte è indotto a manifestarsi fin dalla prima preghiera; altre volte occorrono più esorcismi. Ricordo un giovane che, alla prima benedizione, aveva dato solo qualche segno di sospetto; ho pensato: "È un caso facile; me la cavo con questa benedizione e qualche altra". La seconda volta divenne furioso e, dopo di allora, non iniziavo l'esorcismo se non c'erano quattro uomini robusti a tenerlo.

In altri casi deve maturare l'ora di Dio. Ho presente una persona che era stata da vari esorcisti, me compreso, senza che si accorgessero di niente in particolare. Una buona volta il demonio si è manifestato per quello che era, e da allora si è proceduto regolarmente, con la frequenza necessaria per liberare i posseduti. In certi casi già alla prima o alla seconda benedizione il demonio dimostra tutta la sua forza, che varia da persona a persona; altre volte questa manifestazione è progressiva: ci sono dei colpiti che, sembra, ogni volta presentano dei mali nuovi. Si ha l'impressione che tutto il male che hanno dentro debba a poco a poco emergere per poter essere tolto.

Il demonio reagisce in modo molto vario alle preghiere e alle ingiunzioni. Molte volte si sforza di apparire indifferente; ma in realtà soffre e continua a soffrire sempre più, fino a che si arriva alla liberazione. Alcuni posseduti restano immobili e silenziosi, reagendo solo negli occhi, se provocati. Altri si dimenano, e hanno bisogno di essere tenuti, perché i colpiti non si facciano del male; altri si lamentano, specie se si preme la stola nelle parti dolenti, come indica il Rituale, oppure facendovi un segno di croce o aspergendo con l'acqua benedetta. Sono pochi i furiosi, e questi vanno tenuti ben stretti, da persone che aiutano l'esorcista, o dai familiari.

Quanto al parlare, generalmente i demoni si dimostrano molto restii. Giustamente il Rituale ammonisce di non fare domande per curiosità, ma di chiedere solo ciò che giova alla liberazione. La prima cosa da chiedersi è il nome; per il demonio, così alieno a manifestarsi, rivelare il suo nome è una sconfitta; e quando l'ha detto, anche in tutti gli esorcismi seguenti, si dimostra sempre riluttante a ripeterlo. Poi si impone al maligno di dire quanti demoni sono presenti in quel corpo. Possono essere molti o pochi, ma sempre c'è un capo, quello indicato dal primo nome. Quando il demonio ha un nome biblico o dato dalla tradizione per esempio: Satana o Beel zebul, Lucifero, Zabulon, Meridiano, Asmodeo... si tratta di "pezzi grossi", più duri a vincersi. Ma la difficoltà è data anche molto dalla forza con cui un demonio s'è impossessato di una persona. Quando ci sono più demoni, il capo è sempre l'ultimo ad andarsene.

La forza della possessione risulta anche dalla reazione del demonio ai nomi sacri. In genere  tali nomi non vengono pronunciati dal maligno e non possono essere pronunciati; vengono sostituiti da altre espressioni: "Lui" indica Dio o Gesù; "Lei" indica la Madonna. Altre volte dicono: "il tuo capo" o "la tua signora", per indicare Gesù o la Madonna. Se invece la possessione è molto forte e il demonio è di alto rango ripetiamo che i demoni conservano il rango che avevano da angeli, come Troni, Principati, Dominazioni..., allora è possibile che pronuncino il nome di Dio e della Madonna insieme a orribili bestemmie.

Molti credono, chissà perché, che i demoni siano ciarlieri e che, se uno va ad assistere a un esorcismo, il demonio dica in pubblico tutti i suoi peccati. È una credenza falsa; i demoni sono riluttanti a parlare e quando sono ciarlieri dicono cose insulse per distrarre l'esorcista e per sfuggire alle sue domande. Qualche eccezione ci può essere. Un giorno P. Candido aveva invitato ad assistere ai suoi esorcismi un sacerdote che si vantava di non crederci. Quel sacerdote è andato e si comportava con un senso quasi di disprezzo, con le braccia incrociate, senza pregare come debbono sempre fare i presenti e con un sorriso ironico. Un bel momento il demonio si è rivolto a lui: "Tu dici che a me non credi. Ma ci credi alle femmine, a loro sì che ci credi; e come ci credi!". Quel malcapitato zitto zitto e camminando all'indietro, ha raggiunto la porta e se l'è squagliata in tutta fretta.

Un'altra volta il demonio ha rivelato i peccati per scoraggiare l'esorcista. Era un bel giovanotto, quello che P. Candido stava benedicendo; e aveva dentro di sé un bestione più grosso di lui. Fu proprio il demonio a cercare di scoraggiare l'esorcista: "Non vedi che perdi il tuo tempo con questo qui? E uno che non prega mai, è uno che frequenta..., è uno che fa...", e giù una lunga serie di peccatacci. Finito l'esorcismo P. Candido provò a convincere quel giovane, con le buone maniere, a fare una confessione generale. Ma quello non ne voleva sapere. Fu necessario tirarlo quasi per forza in un confessionale; e lì si affrettò a dire che non aveva niente da accusare. "Ma non hai fatto questa cosa il tale giorno?", incalzò P. Candido. E quello, sbalordito, dovette ammettere la sua colpa. "E non hai fatto per caso anche questo?", e il malcapitato, sempre più confuso, dovette ammettere uno per uno tutti i peccati che il Padre gli ricordava, valendosi delle dichiarazioni del demonio. Alla fine si arrivò all'assoluzione. E quel giovane andò vìa sbalordito: "Qui non capisco più niente! Questi preti sanno tutto!".

Altre domande che il Rituale suggerisce riguardano da quanto tempo il demonio si trova in quel corpo, per quale motivo e simili. Parleremo a suo tempo del comportamento da usarsi in caso di fatture: le domande che vanno rivolte e come agire. Diciamo però subito che il demonio è principe della menzogna. Può benissimo accusare una persona o un'altra per far sorgere sospetti e inimicizie. Le risposte del demonio vanno assai vagliate. Mi limito a dire che, in generale, l'interrogatorio del demonio ha scarsa importanza. Ad esempio, molte volte il demonio, quando si vedeva che si era molto indebolito, rispondeva a domande circa la data della sua uscita, e poi non usciva affatto in quella data. Un esorcista dall'esperienza di P. Candido, che capiva da sé con quale tipo di demonio aveva a che fare e spesso ne indovinava anche il nome, di interrogatori ne faceva ben pochi. Alle volte, alla richiesta del nome, si è sentito rispondere: "Lo sai già". Ed era vero. Spesso i demoni parlano spontaneamente, quando si tratta di possessioni forti, per cercare di scoraggiare o spaventare l'esorcista. Varie volte mi sono sentito dire frasi come queste: "Tu non puoi nulla contro di me"; "Questa è casa mia; ci sto bene e ci rimango"; "Stai perdendo il tuo tempo". Oppure minacce: "Ti mangerò il cuore"; "Questa notte non chiuderai occhio per la paura"; "Verrò nel tuo letto come un serpente"; "Ti butterò giù dal letto"... Poi, di fronte a certe mie ribattute, tace. Ad esempio quando gli dico: "Sono avvolto nel manto della Madonna; cosa puoi farmi?"; "Ho per patrono l'arcangelo Gabriele; provati a lottare con lui"; "Ho il mio angelo custode che veglia perché io non sia toccato; tu non puoi fare niente"; e frasi simili.

Si trova sempre qualche punto particolarmente debole. Certi demoni non resistono alla croce fatta con la stola su parti doloranti; altri non resistono al soffio in faccia; altri s'oppongono con tutte le forze all'aspersione con acqua benedetta. Ci sono poi delle frasi, nelle preghiere d'esorcismo o in altre preghiere che l'esorcista può fare, a cui il demonio reagisce violentemente o perdendo le forze. Allora si insiste nel ripetere quelle frasi, come suggerisce il Rituale. L'esorcismo può essere lungo o breve, come l'esorcista vede più utile, tenendo conto di vari fattori. Spesso è utile la presenza d'un medico non solo per la diagnosi iniziale, ma anche per consigliare circa la durata dell'esorcismo. Soprattutto quando l'ossesso non sta bene ad esempio, se è malato di cuore, o quando non sta bene l'esorcista; allora può essere il medico a consigliare di chiudere. In genere è l'esorcista a capirlo, quando vede che sarebbe inutile proseguire.

3 — In prossimità dell'uscita. È un momento delicato e difficile, che può protrarsi anche a lungo. Il demonio in parte dimostra di aver perso le forze, in parte cerca di sferrare gli ultimi attacchi. Spesso si ha questa impressione: mentre nelle comuni malattie il malato migliora progressivamente fino alla guarigione, qui avviene il contrario, ossia la persona colpita sta sempre peggio, e quando proprio non ne può più, avviene la guarigione. Non che sia così tutte le volte, ma questo è il caso più frequente. Per il demonio lasciare una persona e tornare all'inferno, dove quasi sempre è condannato, significa morire eternamente, perdere ogni possibilità di dimostrarsi attivo molestando le persone. Ed esprime questo suo stato di disperazione con espressioni spesso ripetute durante gli esorcismi: "Muoio, muoio"; "Non ne posso più"; "Basta, così mi uccidete"; "Siete degli assassini, dei boia; tutti i preti sono assassini" e frasi simili. Il contenuto è completamente cambiato rispetto a quanto diceva durante i primi esorcismi. Se allora diceva: "Tu non puoi fare niente contro di me", ora dice: "Tu mi uccidi; tu mi ha vinto". Se prima diceva che non se ne sarebbe mai andato perché lì ci stava bene, ora afferma di stare malissimo e dice di volersene andare. Sta di fatto che ogni esorcismo è come prendere il demonio a legnate: lui soffre molto, ma procura anche dolore e spossatezza alla persona in cui si trova. Arriva a confessare che, durante gli esorcismi, sta peggio che all'inferno. Un giorno, mentre P. Candido esorcizzava una persona prossima alla liberazione, il demonio ha detto apertamente: "Credi che io me ne andrei, se non stessi peggio qui?". Gli esorcismi gli erano diventati veramente insopportabili. Un altro aspetto da tener presente, per aiutare le persone che sono in via di liberazione, è che il demonio cerca di comunicare loro i suoi stessi sentimenti: lui non ne può più e comunica uno stato di spossatezza intollerabile; lui è un disperato e cerca di comunicare alla persona posseduta la sua stessa disperazione; lui si sente finito, con poco tempo da vivere, non più in grado neppure di ragionare correttamente, e trasmette alla persona l'impressione che tutto sia finito, che la sua vita sia al termine e si accentua in lei la convinzione di essere impazzita. Quante volte queste persone chiedono accoratamente all'esorcista "Mi dica francamente se sono matta!". Anche all'ossesso divengono sempre più faticosi gli esorcismi e talvolta, se non viene accompagnato o quasi forzato, manca all'appuntamento. Ho avuto pure qualche caso di persone che, vicino o abbastanza vicino alla liberazione, hanno completamente cessato di farsi esorcizzare. Come questi "malati" spesso vanno aiutati a pregare e ad andare in chiesa, oltre che ad accostarsi ai sacramenti, perché da soli non ce la fanno, così hanno bisogno di essere aiutati a sottoporsi agli esorcismi, soprattutto nella fase conclusiva; e vanno continuamente incoraggiati.

Indubbiamente contribuisce a queste difficoltà la stanchezza fisica e un certo senso di demoralizzazione per il protrarsi delle cose, con l'impressione che il male sia ormai diventato inguaribile. Il demonio può anche causare dei mali fisici e soprattutto psichici, di cui ci si deve curare per via medica, anche dopo la guarigione. Ma è possibile il caso di guarigioni complete, senza strascichi.

4 — Dopo la liberazione. È molto importante che la persona liberata non rallenti il suo ritmo di preghiera, di frequenza ai sacramenti, di impegno di vita cristiana. E ogni tanto fa bene a richiedere ancora qualche benedizione. Perché accade abbastanza spesso che il demonio attacchi, ossia cerchi di ritornare. Non bisogna aprirgli nessuna porta. Forse, più che di convalescenza, possiamo parlare di un periodo di rafforzamento che occorre per mettere al sicuro l'avvenuta liberazione. Ho avuto qualche caso di ricaduta: alle volte non c'era stata negligenza da parte del soggetto, ossia questi aveva continuato a mantenere un ritmo di vita spirituale intenso, e la seconda liberazione è stata relativamente facile. Quando invece la ricaduta è stata favorita dall'aver abbandonato la preghiera, e peggio ancora se si è caduti in uno stato di peccato abituale, allora la situazione si è presentata peggiorata, come descrive il Vangelo di Matteo 12, 43 45: il demonio ritorna con altri sette spiriti peggiori di lui.

Non sarà sfuggito al lettore, lo abbiamo detto e ripetuto, il fatto che il demonio faccia di tutto per nascondere la sua presenza. È già questa un'osservazione che aiuta certo non basta questo a distinguere la possessione da certe forme di malattie psichiche, in cui il paziente fa di tutto per diventare oggetto d'attenzione. Il comportamento del demonio è tutto all'opposto.


Fonte: libro Un esorcista Racconta