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Un caso di possessione: Magda N.N., Treviri, Germania occidentale 1941-1945

01/08/2016    5159     L'inferno e satana    Esorcismo  Germania  Inferno  Satana 
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L’autenticità del racconto delle vicende di Magda, la protagonista del fatto, è per noi basata tutta sulla testimonianza del padre Adof Rodewyk, gesuita di Colonia, noto per altri apprezzati scritti di demonologia. Come cappellano di ospedale militare durante la guerra 1940-45, e direttore spirituale, ebbe in cura Magda e potè sapere da lei e da altri molte notizie e costatare di persona i fenomeni che descrive ampiamente nella sua opera: Demonische Besessenheit, Tatsachen und Deutungen, «Possessione diabolica, fatti e spiegazioni», uscita in IV edizione nel 1988 presso l’editore Pattloch di Aschaffenburg, Germania, pp. 268.

Magda, pseudonimo in rapporto con Maria Maddalena da cui Gesù aveva cacciato sette demoni (Lc 8,2), era già sotto l’influsso del demonio dall’infanzia, come diremo. L’incontro coi padre Rodewyk avvenne nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, quando Magda aveva 30 anni, nell’ospedale militare di Treviri, Germania, dove la donna era infermiera e il padre gesuita cappellano. Il Rodewyk, dopo aver raccolto molte informazioni sul luogo, le trascrisse in un diario personale che alla fine contava 1200 pagine di stenografia. Non contento del materiale raccolto, potè poi in seguito venire in possesso anche del diario del medico che aveva avuto in cura l’ossessa, e di altre informazioni di altri dottori, degli infermieri e delle infermiere di altre cliniche dove la paziente era stata, e il tutto formò un secondo blocco di 700 pagine dattilo- scritte.

E stato in base a questa ampia documentazione, tutta di prima mano, che il padre Rodewyk ha steso la sua relazione fatta poi di pubblica ragione nel volume sopra citato.

Anche in questo caso di possessione diabolica la straordinarietà non manca. Essa potrebbe a prima vista sconcertare il lettore, ma le prove addotte sono così numerose, dettagliate e credibili che, sotto l’aspetto storico e umano, (non teologico, del quale per ora non vogliamo parlare), sarà difficile mettere in dubbio o negare la veridicità di tutta la vicenda. L’autore d’altra parte non è nuovo in questo genere di studi, ai quali attese per una ventina d’anni, come afferma lui stesso. Come stimato demonologo, il padre Rodewyk è di per se una garanzia in più che assicura il lettore.

1. Primo incontro con Magda
Il primo incontro del padre Rodewyk con Magda avvenne nell’ospedale militare di Treviri nel 1941 durante la seconda guerra mondiale. Era appena cominciata l’offensiva tedesca sul fronte orientale e cinquanta crocerossine da Trevirierano state mandate al fronte. Solo poche restarono, tra le quali Magda, che aveva in cura un ferito grave e non poteva lasciarlo. Essa aveva circa 30 anni, era sposata con un vedovo che si trovava al fronte; per questo era stata esonerata dal servizio militare. Era molto stimata come infermiera, servizievole, di buon umore, amata dai pazienti, puntuale e attiva.

Parlando col padre aveva raccontato alcuni particolari della sua vita, o meglio della sua doppia vita, che in un primo tempo impressionò profondamente, poi interessò grandemente il padre. Le informazioni servirono a spiegare certi aspetti strani che ben presto aveva notato in lei. Spesso, e tutto di colpo, cambiava atteggiamento, diventava arrogante e sboccata. Parlando di cose sacre lo faceva con accentuato disprezzo. Poi, come se nulla fosse stato, si ricomponeva, diventava normale, riprendeva il linguaggio e il comportamento di prima e sembrava che non sapesse o non ricordasse nulla di quanto aveva detto e fatto fino allora. Da principio il padre attribuì tutto a isteria, o a stanchezza, o a una qualunque debolezza psichica, ma poi, ripetendosi i fenomeni, gli venne il sospetto che si trattasse di fenomeni preternaturali e diabolici. Per assicurarsi ricorse dapprima al «piccolo esorcismo». La reazione della donna fu subito violenta e inequivocabile. Parecchi sintomi dimostravano l’autenticità della diagnosi, l’avversione all’acqua benedetta e a altri oggetti sacri, il parlare in lingue sconosciute, il latino e il francese e poi anche il greco e l’ebraico (Magda aveva frequentato solo le scuole elementari), la perdita della memoria di ciò che avveniva durante la crisi.

Il padre chiese al vescovo di Treviri, Monsignor Franz Rudolf Bernwasser, il permesso di fare l’esorcismo in piena regola. Il vescovo volle accertarsi: — Non si tratta per caso di semplice isteria?

Le prove addotte dal padre lo convinsero della serietà del caso e il 10 dicembre 1941 accordava il permesso di procedere con gli esorcismi secondo le norme stabilite dal rituale romano.

2. Un cumulo di enormità e nefandezze senza numero
Magda era nata in famiglia cattolica ed era cresciuta nella religione cattolica. Causa della crisi diabolica di Magda era una maledizione lanciata contro di lei ancora bambina dalla sua nonna. La nonna aveva detto: «Possa tu crepare, non avere mai pace, i figli e i figli dei figli siano come acqua (cioè non possa tu avere mai figli), e andare raminghi per il mondo senza riposo fino alla morte».

Non è detto per quale motivo la nonna avesse lanciato questa tremenda maledizione alla nipotina. Poco dopo il battesimo un demonio di nome Caino — come si seppe dopo — entrò in lei con l’incarico di preparare il posto a un altro demonio, chiamato Giuda, che avrebbe dovuto unirsi a lui dopo la prima comunione della ragazza, come realmente avvenne. Si trattava dunque di una possessione diabolica di una giovane, anzi di una bambina, simile a quella ricordata dal vangelo (Mc 9,22) che gli apostoli non riuscirono a curare e poi fu portata a termine personalmente da Gesù. Non è facile individuare un’ossessione quando si tratta di bambini. In Magda si notarono subito fatti strani, avversione alla preghiera, sfrontatezza, spirito di ribellione, che però, data l’età, furono in un primo tempo attribuiti a carattere, a mancanza di educazione e a altre cause, senza potere, o volere risalire alla vera causa.

A 6 anni Magda era stata mandata, con sua grande gioia, in casa di parenti, ottima famiglia profondamente religiosa. La sera fu recitato il santo Rosario, ma la bambina diventò tanto inquieta e nervosa, suscitando un tal putiferio, che il giorno dopo fu dovuta rimandare a casa. La sua mamma la fece benedire dal sacerdote. Durante la benedizione fu molto inquieta e sputò contro il prete, e lamamma le diede un ceffone. Al funerale di un parente non si fermò neppure un istante nella camera, corse in giardino e cimò tutta un’aiola di violaciocche. In una stanza addobbata per il funerale trovò un crocifisso, gli conficcò un chiodo negli occhi e nelle braccia, come fece in seguito altre volte. In chiesa, durante la funzione religiosa, s’irrigidì talmente che la credettero morta. Chiamato un medico, non seppe dare una spiegazione del male. La mattina dopo la bambina era nuovamente fresca e vispa come se nulla fosse successo.

Alla prima comunione, che la ragazza ricevette sacrilegamente per essersi confessata indegnamente, come essa stessa affermò, ebbe una nuova maledizione della nonna che abitava insieme coi genitori nella stessa casa. Poco dopo entrò nella bambina il secondo demonio, Giuda. Da allora in poi la sua vita non fu che un susseguirsi continuo di sacrilegi e di delitti nefandi. Ne ricordiamo alcuni.

Messa prima in una scuola di cucito fu subito mandata via per gravi monellerie. Lo stesso quando, dopo, fu impiegata in un negozio, e poi al servizio di un medico e come domestica in una famiglia. Una volta si conficcò un ago nel basso ventre che le fu estratto con operazione. Uscita dall’ospedale, si ferì di nuovo e questa volta le furono tolte le ovaie per cui non poteva avere più figli: si avverava così la maledizione della nonna. Invitata a entrare nella congregazione mariana della parrocchia, imposto che le fu il nastro azzurro con la medaglia, diede in tante smanie e gesti incomposti che si dovette levarglielo di dosso.

Il peggio venne quando le fu consigliato di farsi suora ed essa purtroppo non disse di no ed entrò in convento.

Perché ritenuta «brava» fu incaricata della sacrestia e fu Li che furono commessi i sacrilegi più orribili. Magda apriva il tabernacolo, prendeva dalla pisside dodici ostie consacrate sostituendole con altrettante non consacrate, e le metteva sotto il tappeto della predella dell’altare perché fossero calpestate dal sacerdote durante la celebrazione della Messa. Altre ostie consacrate furono fatte mangiare dai cani del convento. Una novizia, facendo il letto, trovò un’ostia nel letto di Magda e voleva denunciarla alla superiora, ma essa lo impedì in tutti i modi. Sicché Magda, dopo alcuni mesi, fu ammessa alla vestizione. I superiori non sapevano nulla delle sue nefandezze, solo il confessore, un canonico del duomo, che però non poteva parlare. Finalmente, mandata a casa in vacanza, la novizia pensò bene di non tornare più in convento.

A casa essa fu subito considerata la pecora nera della famiglia e subito chiamata dalle gente «la monaca smonacata». Diventata per lei insopportabile la vita in famiglia, andò in città, in casa di un ispettore col quale aveva già avuto in precedenza rapporti illeciti, uomo perverso senza religione e senza morale, insieme col quale, un giorno, sottoscrisse col proprio sangue il patto di fedeltà al diavolo. Tutti e due erano pienamente consapevoli di quello che facevano. Dopo altre ricerche di lavoro, prese e lasciate con la stessa facilità, trovò marito attraverso un’agenzia matrimoniale, un vedovo che aveva un figlio dalla prima moglie. Stette con lui qualche tempo e poi lo lasciò.

Intanto il partito nazista aveva preso il potere in Germania. Magda ne abbracciò subito le idee con entusiasmo e in breve tempo fece carriera nel partito e fu nominata istitutrice della gioventù hitleriana. Per ordine dei suoi capi si impossessava di ostie consacrate e poi le profanava davanti agli occhi dei giovani alunni per dimostrare che Dio non era presente in esse. Base del suo insegnamento era naturalmente il più crasso ateismo e materialismo.

In quel tempo ai due demoni già esistenti in lei se ne aggiunsero altri due, Erode e Barabba. Risalgono a quel tempo le denunce e le accuse da lei fatte contro persone innocenti, portate nei tribunali del partito e condannate a morte. Tra essi diversi sacerdoti e religiosi, alcuni dei quali condannati al campo di concentramento dove trovarono la morte. Nei processi il nome di Magda non appare mai. Tra gli altri denunciò e portò in tribunale anche il suo vecchio confessore, il canonico del duomo che l’aveva diretta in convento. Il quale la perdonò, anzi offrì la sua vita per la conversione della disgraziata. Il canonico morì a 54 anni nel giorno che aveva predetto. Magda deve a questa morte la salvezza che più tardi trovò.Intanto essa era diventata sempre più lo zimbello dei demoni che erano in lei, dentro il suo cuore, e la manipolavano come volevano senza trovare in lei nessuna resistenza. Il nome che le trovarono e col quale abitualmente la chiamavano era «la prostituta» per indicare che era una donna completamente senza coscienza.

— Noi dobbiamo avere gente senza inibizioni e senza complessi, gente che poco riflette e subito agisce, — dicevano. Magda era così.

Intanto era scoppiata la guerra e anche la situazione di Magda cambiò. Dopo un anno dalla morte del canonico suo ex confessore comincia la seconda parte di questo racconto. La possessione diabolica fu conosciuta e resa di pubblica ragione e nello stesso tempo ebbe inizio la sua liberazione dal potere di satana. La liberazione si svolgerà in quattro fasi successive.

3. Prima fase: il demonio tenta invano di camuffarsi
Magda si sentiva sempre più schiava del demonio, meglio, dei demoni che erano in lei. Ne aveva paura e non si azzardava di contravvenire ai loro desideri e ai loro ordini. Questa paura diventava sempre più forte e ne aumentava la cattiveria. Odiava con tutte le forze tutto ciò che sapeva di sacro, Dio, la chiesa, i preti e soprattutto la santissima eucarestia. I frequenti furti di ostie consacrate ne erano la prova evidente.

Padre Rodewyk, che era venuto a conoscenza di questi precedenti, non ebbe difficoltà a trovare uno stretto rapporto di causa ed effetto tra questi furti sacrileghi e la possessione diabolica. Gli altri sintomi potevano dire molto o poco e passavano in seconda linea se fosse stato possibile risalire alla vera causa dei mali costatati. La cosa più importante da fare in quel momento, come suggerisce anche il rituale romano, era indurre Magda a collaborare col sacerdote, ossia a desiderare la propria liberazione e a pregare Dio per ottenerla. Il padre pensò che per prima cosa bisognava prendere la donna dal lato umano, guadagnare la sua confidenza, allontanare da lei la fiducia che aveva nel demonio e infonderle una grande fiducia in Dio.

Nello stesso tempo bisognava ingaggiare una decisa lotta coi demoni stessi. Il loro comportamento corrispondeva in pieno a quello descritto nel rituale, cioè di nascondersi, di non rispondere alle domande poste dall’esorcista, di far passare l’ossessione come una semplice e banale malattia nervosa senza nessun rapporto o carattere preternaturale. Essi si sforzavano di far apparire i fenomeni diabolici come isterici. Tra isteria e possessione diabolica, si sa, la somiglianza esteriore non è poca. Frequente era anche il caso di finte liberazioni. Non potendo ingannare l’esorcista sull’entità del male, sui carattere preternaturale dei fenomeni, i demoni facevano in modo che gli astanti si illudessero credendo finita la possessione. Fallito anche questo ultimo trucco, rivolgevano i loro assalti più feroci contro l’esorcista stesso per obbligarlo ad abbandonare l’impresa. Tutta questa tattica è descritta fin nei minimi particolari dal rituale romano. Pertanto, mentre il nemico cercava in tutti i modi di nascondersi e di camuffarsi, e di camuffare nello stesso tempo anche la sua opera, in pratica non faceva che scoprirsi e farsi conoscere ancora di più.

4. Seconda fase: nuovi diavoli entrano in azione
Nel giro di diversi mesi molti altri fatti si erano aggiunti ai primi. Il padre aveva gi fatto tre esorcismi che però avevano avuto un effetto solo parziale. Si avverò in Magda quello che è detto nel vangelo: il demonio cacciato una volta, va e prende sette altri spiriti peggiori di sé e rientra in possesso della persona che aveva dovuto lasciare (Mt 12,45). Nel caso di Magda entrarono non sette, ma solo quattro altri diavoli, Abu Gosch, Nerone, Beelzebub e Lucifero, che insieme coiquattro precedenti formavano la bella schiera di otto diavoli. Conosciamo la storia di questi quattro nuovi ospiti. Nerone, Beelzebub e Lucifero non hanno bisogno di presentazione. Abu Gosch invece è il nome del ladrone di sinistra — come dichiarò egli stesso — morto crocifisso sul Calvario accanto a Gesù: la povera Magda non poteva trovarsi in compagnia migliore! Bisogna dire che il Maligno era stato geniale nelle sue scelte.
Dopo ciò non solo il padre esorcista ebbe prove più valide e più sicure — se ne avesse avuto bisogno — della realtà della possessione diabolica, ma ne fu convinta anche Magda, la quale cominciò ad averne grande paura, paura e disperazione:
— Sono stata io a chiamare il diavolo — diceva — mi sono data loro sottoscrivendo col mio sangue. Non me ne libererò più.

Con quella sottoscrizione essa aveva dato loro realmente un diritto sul suo corpo ed essi lo sfruttavano in pieno. Spesso la spingevano a tentativi di suicidio col veleno, con ferite e vessazioni di altro genere, che erano nello stesso tempo anche una punizione della sua colpa. In questo tempo però i diavoli erano anche obbligati a scoprirsi del tutto e a giocare il loro gioco a carte scoperte. Non solo erano obbligati a far vedere il rapporto esistente tra la loro presenza e il male che Magda aveva fatto e continuava a fare a se stessa e agli altri, ma anche a far conoscere altri aspetti della tattica diabolica in generale, cosa che fino allora non avevano mai fatto. Così si venne a sapere, per esempio, che essi non facevano quello che facevano di spontanea volontà, o con piacere, ma che vi erano costretti da un «capo» che stava al di sopra di loro e che li rendeva furenti. Quello che dicono i diavoli, si sa, bisogna prenderlo con le molle, non sempre corrisponde al vero, ma in questo caso il padre esorcista potè constatare che non si trattava di menzogna.

La seconda fase finiva così, per Magda, col fatto che il numero dei diavoli era al completo e che per il momento nessun nuovo fenomeno era in vista. Esteriormente era questo un obiettivo raggiunto.

5. Terza fase: il ripudio del demonio comincia
A poco a poco a Magda si aprirono gli occhi. Essa riuscì a capire chiaramente dove si trovava, quello che aveva fatto e l’importanza e la gravità che tutto ciò rivestiva. Questa scoperta fu uno dei momenti più critici di tutta la vicenda. Essa si era accorta dell’abisso nel quale era precipitata per sua colpa, anzi per sua volontà, e la prima reazione fu quella di Caino: «Il mio peccato è troppo grande perché Dio lo possa perdonare» (Gn 4,13). Ciò significava, per allora, l’impossibilità della conversione. Essa si sentiva come paralizzata, incapace di riprendersi, fissa e immobile nella sua condanna. Bisognava risollevarla con pazienza e con prudenza, riacquistare la sua fiducia e infonderle a poco a poco la speranza del perdono e la ferma volontà di iniziare e continuare una vita buona e veramente cristiana.

Tale volontà di conversione non garbava senz’altro agli ospiti che spadroneggiavano dentro di lei. La loro reazione fu tipica, in tutto identica a quella che sant’Ignazio chiama «discernimento degli spiriti»: «Per le persone che vanno intensamente purificandosi dai peccati e nel servizio di Dio nostro Signore, di bene in meglio salendo, è proprio del cattivo spirito mordere, rattristare e portare impedimenti inquietando con false ragioni perché non vada avanti. Mentre è del buono spirito dare coraggio e forze, consolazioni, lacrime, ispirazioni e quiete, facilitando e togliendo tutti gli ostacoli perché proceda innanzi nel bene operare».

Il feroce assalto di otto demoni contemporaneamente, che i diavoli stessi dipingono col nome di «partita a pallone», durò dal 29 settembre, festa di san Michele arcangelo, fìno all’11 dicembre, più di due mesi di lotta terribile. Tutto fu messo in opera contro la povera ossessa e contro il suo esorcista: bugie, astuzia, inganno, veleno e violenza fisica. Ogni giorno c’era qualche cosa di nuovo, una colica renale, una sordità improvvisa, forti bruciori alle gambe. Spesso, durante la crisi, Magda si feriva in diverse parti del corpo con molta perdita di sangue. A fine ottobre, per la festa diCristo Re, il padre esorcista pensava di essere arrivato alla metà della contesa. I demoni entravano e uscivano scambiandosi i ruoli nel tormentare la povera infelice, non sempre di propria volontà ma costretti, come si è detto, da una forza superiore. Finalmente l’11 dicembre, con l’ultimo esorcismo, anche Lucifero se ne andò dicendo: — La partita a pallone è finita.

Finita per il momento, ma non definitivamente. Alcuni diavoli, non più tutti insieme, si fecero vedere e sentire anche dopo, ripetendo gli stessi fenomeni di prima, più o meno nella stessa forma, senza più cercare di mascherarli o di nasconderli. Si trattava di avversari che sapevano quello che volevano e quello che potevano, sicuri di sè e senza complessi di inferiorità, intenti a evitare tutto ciò che per il momento non servisse allo scopo. Il che naturalmente rendeva lo scontro più difficile.

6. Quarta fase: ultimi anni e morte di Magda
Nel 1945 finì la guerra e anche molti ospedali militari terminarono la loro funzione, tra essi anche quello di Treviri.

Per Magda l’ossessione diabolica non c’era più. Essa a poco a poco si trovò privata della presenza delle persone che fino allora si erano preso cura di lei, il padre esorcista, i medici, gli infermieri e le infermiere che conoscevano bene il suo stato e ciò di cui aveva bisogno. Chi per un motivo chi per un altro tutti erano stati costretti ad andarsene. Anche Magda fu affidata ad altre mani e ricoverata in diverse cliniche, dove però non c’erano più i suoi assistenti di prima. Gli scienziati ebbero mano libera per studiare secondo i loro metodi i fenomeni fisici e spirituali che si verificavano in lei (e dopo la morte fu fatta anche l’autopsia del cadavere), con l’unico risultato che la possessione diabolica tornò come le prime volte accompagnata dagli stessi fenomeni che conosciamo. Nel settembre 1954 era stata a Lourdes e nel celebre santuario mariano aveva avuto la chiara percezione della sua morte ormai vicina. Essa morì a Friburgo, Germania, il 15 dicembre 1954, munita di tutti i sacramenti e conforti religiosi, all’età di 53 anni. Ancora alla vigilia aveva rinnovato la sua consacrazione alla Madonna, quasi contropartita del patto che aveva stretto col diavolo sottoscritto col suo sangue. La povera donna aveva finalmente trovato la pace. Il demonio, che per tanti anni aveva fatto orrido scempio del suo corpo, non potè alla fine impadronirsi, come voleva, della sua anima. Il diavolo era stato ancora una volta sconfitto.

Fonte: Trattato di demonologia di Paolo Calieri