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Messaggio del 25 febbraio 2000: Cari figli, svegliatevi dal sonno dell'incredulità e del peccato, perché questo è un tempo di grazia che Dio vi dà. Utilizzate questo tempo e cercate la grazia della guarigione del vostro cuore da Dio, affinché voi possiate guardare col cuore Dio e gli uomini. Pregate in modo particolare per coloro che non hanno conosciuto l'amore di Dio, e testimoniate con la vostra vita perché anche loro possano conoscere Dio e il suo incommensurabile amore. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.

I veri gioielli di una giovane sposa (Santa Gemma Galgani)

26/05/2006    2710     Gli angeli    Angeli  Santa Gemma Galgani 
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Ora che abbiamo visto quanta parte l'angelo custode abbia avuto nella vita di Gemma; vale la pena ripercorrere un po' più approfonditamente, alla luce di tali manifestazioni soprannaturali, gli eventi che l'hanno caratterizzata.

I primi ricordi di Gemma sono legati alla dolce figura materna. È una bambina di appena sette anni e si rende conto, sebbene confusamente, che la mamma, gravemente ammalata, deve lasciarla. È spontaneo in lei il desiderio di seguirla per stare sempre insieme:

«Una voce al cuore mi disse: "Me la vuoi dare a me la mamma?". "Sì", risposi, "ma se mi prendete anche me". "No", mi ripeté la solita voce, "dammela volentieri la mamma tua. Tu per ora devi rimanere col babbo. Te la condurrò in cielo, sai? Me la dai volentieri?". Fui costretta a rispondere di sì; finita la messa, corsi a casa. Mio Dio! Guardavo la mamma e piangevo; non potevo trattenermi ».

Era il 26 maggio del 1885, giorno di Pentecoste, ed era il giorno nel quale Gemma riceveva il sacramento della confermazione nella chiesa lucchese di San Michele in Foro. Con questa precoce locuzione interiore nel giorno dell'effusione sacramentale dello Spirito santo la bambina veniva chiamata a un cammino senza soste di espropriazione e di conformazione al Cristo crocifisso. Ed è lo Spirito che la spinge risolutamente alla risposta («Fui costretta a rispondere di sì »).

La morte della mamma segna per Gemma l'inizio di una partecipazione sempre più avvertita alla Passione di Gesù. Infatti scrive nell'Autobiografia: «Posso ben dire con verità che, appena morta la mamma mia, non ho mai passato un giorno senza aver patito qualche piccola cosa per Gesù». Due anni dopo la confermazione, ossia il 19 giugno 1887, Gemma si accosta alla mensa eucaristica. Nel ritiro di preparazione alla prima comunione, trascorso presso le suore Oblate dello Spirito Santo, sotto la guida di suor Camilla Vagliensi, Gemma è profondamente colpita dalla narrazione della Passione di Gesù. «Una sera che mi spiegò qualche cosa della crocifissione, della coronazione, dei patimenti tutti di Gesù », ricorda la giovane, « me li aveva sì ben spiegati, sì al vivo, che ne provai tanto dolore e compassione, che mi venne all'istante una febbre sì forte, che per tutto il giorno dopo dovetti stare a letto. La maestra da quel giorno troncò ogni spiegazione ».

Gemma ascolta anche le parole di don Raffaele Cianetti: « Chi si ciba di Gesù vivrà della sua vita » e ricorda che « queste parole mi riempivano di tanta consolazione, e così ragionavo tra me: "Dunque, quando Gesù sarà con me, io non vivrò più in me, perché in me vivrà Gesù". E morivo dal desiderio di arrivare presto a poter dire queste parole. Alle volte, nel meditare queste parole, passavo intere le notti, consumandomi dal desiderio ».

Il giorno della prima comunione «Gesù si fece sentire forte forte alla misera anima mia. Capii in quel momento che le delizie del cielo non sono come quelle della terra. Mi sentii presa dal desiderio di rendere continua quell'unione col mio Dio. Mi sentivo sempre più staccata dal mondo, e sempre più disposta al raccoglimento. Fu in quella mattina stessa che Gesù mi dette il desiderio grande di essere religiosa ». Anni dopo, nel marzo del 1899, Gemma scriverà che Gesù aveva un infinito desiderio di unirsi a lei. « "Smanio", mi ripeteva Gesù, "di unirmi a te; corri ogni mattina. Ma sai", mi diceva, "io sono un padre, uno sposo geloso; mi sarai tu figlia e sposa fedele?" ».

Già dal giorno della prima comunione, dunque, il Signore mostra a Gemma con segni visibili l'efficacia dell'eucaristia, del pane degli angeli.

Anni dopo, un'amichetta di Gemma, vicina di banco nel giorno della prima comunione, ricorderà che la ragazza le domandò se anche lei sentiva nel cuore come un fuoco misterioso.

La vita di Gemma prosegue senza scosse rilevanti fino al 1894.

Frequenta la scuola delle Oblate dello Spirito Santo, coltiva una intensa vita di pietà sotto la guida di monsignor Giovanni Volpi. Nei suoi ricordi, Gemma parla con compiacimento del suo amore per i poveri, anche se in casa creava qualche problema; ha ancora presenti i consigli spirituali ricevuti dalle maestre in quegli anni ormai lontani e le raccomandazioni a meditare sempre la Passione di Gesù.

Il 1894 segna il tempo della svolta nella vita spirituale di Gemma. È l'anno di un grande dolore ed è l'anno nel quale l'angelo custode irrompe visibilmente nella sua vita, la spinge a non chiudersi in se stessa, la stimola a non fermarsi alle «piccole cose di pessimo gusto» che potevano invischiarla nell'effimero e spingerla verso la banalità dei valori mondani, nel tentativo di dimenticare le persone perdute per sempre.

La morte, a soli diciotto anni, del fratello seminarista Gino, avvenuta nel settembre del 1894, apre in Gemma un vuoto incolmabile. Si ammala gravemente. Lo stato di prostrazione dura lunghissimi mesi; la ragazza deve addirittura sospendere gli studi. A fatica si riprende. Babbo Enrico e tutta la famiglia si industriano di farla svagare. Le regalano perfino un orologio d'oro. « Io, ambiziosa come ero», ricorda, «non vidi il momento di mettermelo e uscire fuori (...). Uscii infatti; quando ritornai e andai per spogliarmi, vidi un angelo (che ora ho riconosciuto per l'angelo mio), che serio serio mi disse: "Ricordati che i monili preziosi che abbellano una sposa di un Re crocifisso altri non possono essere che le spine e la croce" ».

Ecco dunque entrare in campo l'angelo di Gemma. Così, senza premesse mirabolanti, con la più grande naturalezza di questo mondo. Gemma narra che se lo è trovato davanti «serio serio» e che l'aveva toccata nella sua ingenua ambizione di mostrarsi con un oggetto prezioso. Era in fondo un piccolo espediente per uscire dal guscio del dolore che l'aveva irretita, voleva essere a suo modo una ripresa dei contatti con gli altri e il loro mondo. L'angelo, però, in questa prima «irruzione» esplicita nella vita della ragazza, senza tanti preamboli, le formula già il programma di tutta la sua vita, le indica il suo straordinario destino: quello di essere «sposa di un Re crocifisso».

È passato un anno dalla morte di Gino; siamo infatti alla fine del 1895. Gli otto anni che separano Gemma dall'ultimo traguardo delle nozze eterne, attraverso «le spine e la croce», trascorreranno tutti sotto la guida fraterna, ma per nulla indulgente, dell'angelo custode, in una corsa da gigante che ha pochi paragoni nella storia della santità cristiana.