MaM
Messaggio del 14 Dicembre 2001: Cari figli, ecco ancora questa sera vostra Madre vuole chiamarvi in maniera speciale in questo tempo, il tempo della grazia, a iniziare a pregare nelle vostre famiglie, pregate per i vostri bambini e attraverso questa preghiera voi tutti vi preparerete per quel grande giorno che sta venendo. Cari figli, pregate, pregate, pregate.

Un caso di possessione: Germana Cele, Natal, Sudafrica 1906-1907

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La relazione dei fatti riguardanti la possessione diabolica della giovane africana Germana Cele, della missione cattolica di San Michele, Nata!, Sudafrica, è stata stesa dal padre Erasmo Hòrner, della Congregazione missionaria di Mill-Hill, che, come si dirà nelle pagine seguenti, ebbe gran parte nello svolgimento dei fatti tanto da esserne considerato egli stesso uno dei protagonisti principali. La sua relazione e l’autenticità dei fatti narrati è stata confermata da Monsignor Enrico Delalle, Oblato di Maria Immacolata (OMI), vescovo del Natal, che aveva dato al padre Erasmo e al suo confratello padre Mansueto il permesso di fare l’esorcismo, e che poi presiedette personalmente ai secondi esorcismi. La relazione è stata ripresa e pubblicata dal padre Sutter, autore del precedente studio, Satana Wacht und Wirken, nella VII edizione tedesca del 1975, pp. 125-160, corre- data da approvazione ecclesiastica della curia vescovile di Malines, Belgio, in data 6 novembre 1950. Noi seguiremo questo testo nella nostra esposizione. Si direbbe che Dio, permettendo la possessione diabolica di cui stiamo parlando abbia voluto far comprendere sia ai nuovi cristiani della missione del Natal, sia a tutti coloro che ne sarebbero venuti a conoscenza, l’importanza dei sacramenti della penitenza e dell’eucarestia, e le disposizioni con le quali ognuno deve disporsi a riceverli per evitare la profanazione e il sacrilegio e per riceverne il maggior profitto e beneficio spirituale, e nello stesso tempo far conoscere il potere che la chiesa cattolica ha ed esercita sugli spiriti del male, in pieno accordo con quello che Gesù diceva agli apostoli: «Nel mio nome essi cacceranno gli spiriti cattivi» (Mc 16,17). 

1. La protagonista Germana Cele
Germana Cele, nata nel 1889 da genitori pagani, era stata battezzata ancora bambina nella missione cattolica di San Michele tenuta dai padri di Mill-Hill ed era cresciuta nella stessa missione ricevendone una formazione religiosa, civile e culturale notevole, superiore a quella di tante sue compagne. Dotata di discreta intelligenza e memoria, si era presto fatta notare per i suoi progressi, specialmente nella musica e nel canto.

Accanto a belle doti ne aveva però anche altre non del tutto buone: un carattere introverso e chiuso e una volubilità di indole che la faceva passare improvvisamente e senza motivi apparenti da una eccessiva loquaciti al silenzio, dall’allegria alla tristezza, dalla calma al furore e al- lira.

I genitori si convertirono alla fede dopo la sua nascita e il suo battesimo, ma non godettero mai buona fama nella comunità della missione. La loro condotta non era esemplare, cristiani più di nome che di fatto avevano conservato molte abitudini dell’antico paganesimo. Erano frequenti sulla loro bocca le imprecazioni e le maledizioni lanciate contro i figli e anche contro Germana. Non è infondato il sospetto che i fenomeni diabolici riscontrati più tardi nella giovane si possano far risalire a quelle maledizioni. Si sa infatti che le maledizioni dei genitori sui figli sono le più terribili e quasi sempre di effetto sicuro. Anche i pagani del Sudafrica ne erano convinti.

Purtroppo queste maledizioni erario aggravate da una condotta poco buona e poco esemplare in Germana stessa. Ancora fanciulla, dopo aver incontrato una donnaccia, una «strega» che ve l’aveva indotta, sj era abbandonata al vizio impuro e aveva indotto altre compagne di scuola a fare lo stesso. Fatta la prima comunione le cattive abitudini cessarono per qualche tempo, ma. poi l’antico vizio riprese il sopravvento, i sacramenti furono trascurati e la condotta della ragazza lasciò molto a desiderare. Tuttavia si deve dire anche questo: essa era, fondamentalmente, sincera e veritiera,aveva buon cuore, non nascondeva nulla ai sacerdoti e alle suore della missione e non fu mai sorpresa a mentire.

2. Prime manifestazioni diaboliche
Nel 1906 Germana aveva 17 anni. Nell’estate di quell’anno si manifestaroio in lei e nella. sua compagna Monika Mohletsche — in misura però inferiore in quest’ultima — dei fenomeni strani e insoliti che non trovavano nessuna spiegazione o motivazione naturale. I suoi occhi avevano preso un’espressione strana e conturbante. Di notte spesso si agitava e gridava: «Sono dannata! Mi sono confessata e comunicata indegnamente. Voglioammazzarmi, impiccarmi. E satana che mi chiama». Tutte le raccomandazioni erano inutili. Si calmava per qualche tempo e poi riprendeva con violenza ancora maggiore. Un giorno fece avere al padre Erasmo, superiore della missione, un biglietto: era l’attestato firmato col suo sangue nel quale era detto che si era data al diavolo. Come fosse arrivata a tanto nessuno lo potè mai sapere. Da allora trascurò quasi del tutto i sacramenti. Il 20 agosto 1906 il furore e l’agitazione arrivarono al parossismo.

Essa digrignava i denti in modo spaventoso, abbaiava come un cane e domandava aiuto:
— Suora, fa venire il padre Erasmo. Voglio confessarmi e dir tutto. Fa presto perché satana mi sta ammazzando. Non ho più nulla per difendermi, la medaglia che mi avevi dato l’ho buttata via.Suor Giuliana si affrettò a metterle al collo un’altra medaglia miracolosa e una di san Benedetto e ad aspergerla con acqua benedetta. La ragazza gridava ancora più spaventata:
— Tu mi bruci. Fa venire presto il padre Erasmo, egli solo mi può aiutare.

Arrivato il padre Erasmo il diavolo si manifestò in altro modo facendo sentire, attraverso la bocca della giovane, la sua voce: E venuta adesso la nostra ora — diceva cori voce cavernosa — adesso verremo in gran quantità sulla terra per tentare, sedurre e tormentare gli uomini. Guai a te, Germana! Finora ero io solo a tormentarti, d’ora in poi saremo in molti.

— Che cosa volete da me? — rispondeva la giovane —. E stata la suora a chiamare il padre, io non c’entro. E non gli ho neppur detto il più fino a questo momento.

Padre Erasmo la benedisse. Essa proseguì parlando sempre col demonio:
— Devo dir tutto al padre. Sì, glielo dico. Mi sento sfinita, non ne posso più. Tu mi tormenti troppo. Il padre ha in mano il foglio firmato che tu vuoi indietro, egli ora lo ha con sè. Satana mi tormenta in modo insopportabile.

Il padre abbordò direttamente il demonio:
— Chi sei?
— Sono io e basta.
— Sei tu Germana?
— No, non sono Germana. Devo lasciarla fra poco, tuttavia è mia e resta mia. Io tornerò a impossessarmi di lei. Togli via quell’immagine, l’immagine di Maria. Essa ci ha schiacciato il capo. Gettala via! Vedi il serpente ai suoi piedi? Quello è uno di noi, è il drago. E scoppiò in una risata gelida, sarcastica.

Germana continuò:
— Sì, sono stata io a chiamare il demonio ed egli è venuto. Per quattro volte ho fatto la comunione degnamente, ma dopo di allora l’ho fatta sacrilegalmente senza mai confessarlo e senza dire che avevo chiamato il demonio. Sono disperata, sono dannata.
E cominciò a mugolare, a piagnucolare, a grugnire, a abbaiare, a strepitare.

Il padre interrogò di nuovo il demonio:
— Chi sei?
— Sono satana, il nostro re è Lucifero. Il suo potere è immenso, ha sotto di sè molti sudditi che lo servono. Siamo stati cacciati dal cielo anche se i nostri peccati erano meno numerosi di quelli degli uomini.

Ma c’è un inferno?

— Sì, c’e un inferno. Il fuoco li non risplende come da voi, non ha nessun confronto col vostro fuoco, ma anche nell’oscurità più profonda noi ci vediamo e ci riconosciamo tra noi. Cristo con la sua morte in croce ci ha sconfitti, ma ora siamo in tanti sulla terra per ingannare e perdere gli uomini. Cristo verrà ancora una volta nell’ultimo giorno e noi saremo giudicati una seconda volta davanti a tutto il mondo. Noi crediamo in Dio, ma lo odiamo cordialmente.

E Germana dicendo questo digrignava i denti orribilmente. Talvolta, ma non sempre, si rendeva conto del suo stato e di quello che avveniva in lei, si raccomandava ai presenti perché pregassero e offrissero la Messa per la sua liberazione. Il diavolo la interrompeva brutalmente:

— Taci. Tu sei mia. Taci, altrimenti ti capiterà di peggio.

Altre volte diceva:
— Tu credi in Dio? Sciocchezze! L’hai mai visto il tuo Dio? Come puoi credere in un Dio che non hai visto? Tu credi ciò che non hai veduto.

E rideva in modo sfrenato.

3. Una buona confessione caccia il diavolo
Quando si sentiva maggiormente tormentata dalle vessazioni diaboliche Germana, che ne era pienamente cosciente, domandava di confessarsi e dalla confessione ricavava sempre un visibile beneficio. Lo stesso si dica della sua compagna Monika che era soggetta agli stessi fenomeni. La cosa però non era delle più facili per il confessore che non riusciva a distinguere se parlasse la giovane o se, attraverso lei, parlasse il demonio. Talvolta il padre Erasmo aveva l’impressione che da una stessa bocca parlassero due persone. Germana diceva:
— Voglio dir tutto al confessore. Sono stufa di te, non ne posso più. Mi confesso e mi sento libera di te.

La giovane cominciava la confessione, ma stentatamente, fermandosi spesso quasi non potesse parlare. La sua gola era come chiusa e legata. Essa era in grado di dire quello che voleva e rispondere a tutte le domande, ma non di dire i peccati. Solo dopo una speciale benedizione del confessore poteva dir tutto.

Quando si accostava alla comunione doveva essere sempre assistita perché il demonio la incitava e spingeva a sputar fuori l’ostia o a togliersela dalla bocca con le dita. Suor Giuliana con altre due ragazze le stava sempre al fianco per impedire qualunque profanazione del sacramento. Spesso Germana trovava difficile inghiottire l’ostia, la sua faringe, malgrado ogni sforzo, sembrava chiusa. Solo dopo che il sacerdote aveva messo nella sua bocca le due dita consacrate l’impedimento cessava. Durante la comunione talvolta tremava in tutto il corpo, ma poi si calmava. Arrivata la sera del giorno in cui si era confessata e comunicata, di solito riprendevano con più furia gli assalti demoniaci. Il demonio si vendicava con rabbia rinnovata. Lo si sentiva per gli insulti e i rimproveri che le rivolgeva per essersi confessata e comunicata.

4. Dio sa cavare il bene anche dal male
Tutto ciò che Dio fa nel mondo è per il bene dell’uomo. Tutto ciò che egli vuole e tutto ciò che egli permette — e anche il male, che egli permette ma non vuole — porta talvolta dei frutti buoni. Il demonio, che odia Dio e odia l’uomo, diventa così, involontariamente, uno strumento per dare gloria a Dio e per portare la salvezza all’uomo. Anche nel caso che stiamo esaminando è capitato lo stesso.

Il demonio, per bocca di Germana, diceva cose ignorate dai più e che per via naturale non si sarebbero mai scoperte, specialmente riguardo a malefatte, mancanze e peccati commessi dai ragazzi e dalle ragazze della scuola missionaria, e che essi si erano ben guardati dal dire in confessione perché si vergognavano. Gli interessati diventavano pallidi e tremavano dalla paura. E siccome queste cose erano dette in pubblico, in faccia a tutti grandi e piccoli, senza riguardo e senza distinzione, con facile scandalo di qualcuno, il padre Erasmo dovette intervenire più volte per farlo tacere.

La relazione parla di due ragazzi, Ludovico e Franco, che in presenza di padre Erasmo e delle suore e delle altre alunne della scuola, furono accusati di una serie di brutte azioni, avvelenamenti, stregonerie, seduzioni di ragazze e altre cose. Alloro tentativo di difesa Germana, cioè il diavolo, ricordava le circostanze di tempo, di luogo, di persona, delle azioni commesse e rivolto a Franco diceva:

— Sei ancora un ragazzo, giovane di anni ma vecchio di malizia e di brutte azioni. Sei peggiore di me. Per questo sei completamente mio, non ti lascerò più finché non ti avrò portato con menell’inferno. Il ragazzo, pallido come un cencio e tremando, tirò fuori dalla tasca la corona del rosario, pregando il padre Erasmo di farlo tacere.

— Taci! — gli ordinò il padre.

Il demonio si azzittì ringhiando come un cane. I due ragazzi corsero subito in chiesa a confessarsi. Ludovico morì pochi anni dopo assistito dal sacerdote e con tutti i sacramenti, di una malattia che egli stesso si era comprata coi suoi vizi. Franco, dopo aver recato grave danno a una donna e portato alla rovina altre persone, morì pazzo. Lo stesso capitò ad altre due ragazze di nome Cordula e Crescenza. Al sentirsi dire apertamente le loro malefatte si misero a tremare piene di vergogna senza poter dire una parola. A una terza, che da molto tempo non si era più confessata, Germana, cioè il demonio, disse:

— Ah! tu sei mia, sei una mia schiava che fa tutto quello che voglio io.

E battendole confidenzialmente la mano sulla spalla continuò:
— Già, tu sei la mia compagna carissima. Non confessarti, non confessarti più, non serve a niente confessarsi.

I superiori e gli alunni della missione, che in un modo o nell’altro venivano a sapere di questi fatti, ne restavano molto impressionati. Era il demonio che parlava e sapendo da che pulpito veniva la predica, si poteva capirne meglio anche il significato e capirne le conseguenze. I confessionali erano sempre affollati di penitenti. Essi avevano capito che solo una confessione ben fatta poteva tener lontano da loro un avversario così feroce. Così gli interventi sfacciati e volgari del demonio servivano praticamente ad allontanare da lui le anime e ad avvicinarle di più a Dio.

5. Una predica a due che ha fatto epoca
La relazione del padre Erasmo narra lo svolgimento singolare, in parte drammatico — e in parte anche comico — di una Messa solenne da lui celebrata nella cappella della missione la domenica 20 agosto 1906 alla presenza di un tolto pubblico. Era presente anche la nostra Germana, tenuta sotto controllo da una suora e da una robusta ragazza negra, in un angolo, in fondo alla cappella.
Appena cominciata la Messa Germana cominciò a dar segni di insofferenza, a far boccacce, gesti scomposti, a chiacchierare forte. Al vangelo la cosa si fece ancora più seria. Il celebrante leggeva il testo di Matteo nel quale erano riferite le parole di Gesù: «Questo genere di demoni non si caccia che con la preghiera e il digiuno» (Mt 17,21). A quel punto il fracasso diventò assordante. La ragazza cercava di disturbare il sacerdote in tutti i modi con urli, risate, sghignazzi, battiti di mani, digrignando i denti, lanciando insulti. Poi improvvisamente sfuggì alle sue guardiane e scappò dalla cappella.

Padre Erasmo si fermò un istante, la fece richiamare e la fece rimettere, sempre sotto buona guardia, nel primo banco. Lì essa, senza volersi inginocchiare, continuò a far boccacce e a digrignare i denti.
Il predicatore cominciò la sua omelia commentando il testo evangelico. Raccomandò agli uditori la preghiera e la vigilanza per non cadere nei lacci del maligno: il demonio, bugiardo fin da principio, cerca soltanto di ingannare e di sedurre gli uomini per farli cadere in peccato. Qui comincia il dialogo animatissimo con battute, interruzioni, repliche, negazioni e ritrattazioni che hanno reso interessantissima e unica quella Messa per tutti quelli che vi erano presenti. Ne riportiamo in riassunto la parte centrale. Dei due predicatori, padre Erasmo e il demonio, che parlava per bocca di Germana, il più efficace fu certamente il secondo. I principi della fede e della morale non potevano essere meglio esposti e spiegati dallo strano e improvvisato predicatore.

GERMANA (cioè il diavolo): Falso! falsissimo! È tutto una bugia! — gridò satana interrompendo padre Erasmo, battendo forte sul banco e gettando in aria i libri della preghiera.

IL PADRE: Taci e dì la veritì!

GERMANA: Sì, è tutto vero quello che dice il padre.

IL PADRE: Il demonio lavora le anime alla loro perdizione con le tre concupiscenze, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita. Molti si lasciano sedurre, vivono abitualmente in peccato quando si confessano tacciono.

GERMANA: Non confessatevi!

IL PADRE: Taci! Chi pecca è schiavo del peccato e dello spirito del male. Quanto numerosi sono nel mondo li schiavi di questo genere! Sono ciechi e sordi, si accostano sacrilegamente ai sacramenti e moltiplicano colpe su colpe.

GERMANA: Tacete sempre in confessione! Dite sempre bugie al confessore!

IL PADRE: Finiscila e confessa la verità.

GERMANA: Sì, quello che dici è tutto vero.

IL PADRE: Io metto davanti a voi — dice il Signore — la vita e la morte. Scegliete. Chi sceglie la vita e vuole avere giorni buoni abbandoni il male e faccia il bene. Credete in Dio, amatelo e osservate i suoi comandamenti.

GERMANA: — cercando di contraffare ironicamente la voce, i gesti e le parole del predicatore e allungando la lingua fuori dalla bocca — Che cosa vuol dire credere? Che cosa è Dio? Dov’è Dio? Tu non l’hai mai visto. Come puoi dire che c’è un Dio?

IL PADRE: Taci, spirito immondo e di la verità.

GERMANA: Sì, c’è un Dio. Egli è in cielo e in ogni luogo. Io l’ho visto.

IL PADRE: Ora è il tempo della grazia — dice l’apostolo questi sono i giorni della salvezza. Cercate di sfruttarli al massimo. Spogliatevi dell’uomo vecchio coi suoi vizi e le sue concupiscenze e rivestitevi dell’uomo nuovo creato secondo Dio nella verità, nella santità e nella giustizia.

GERMANA: No! no! no! Non fate questo. E tutto una bugia e un inganno.

IL PADRE: Silenzio! Cercate, fratelli di fare vera penitenza dei vostri peccati ricordandovi del sangue, della passione e morte del Salvatore. Inginocchiatevi umilmente davanti al crocifisso e fate un vero esame della vostra coscienza.

GERMANA: Tu continui a raccomandarmi di tacere e poi continui a parlare. Come mai una predica tanto lunga oggi? Finiscila una buona volta! Tu mi hai già stufato abbastanza.

IL PADRE: Il Signore è il buon pastore che va in cerca della pecora smarrita. Egli è pieno di bontà e di misericordia. Rivolgetevi a lui con fede, con amore e con timore ed egli vi accoglierò.

GERMANA: Falso, falso, falso! Non fatelo!

IL PADRE: Dì che non è falso. Te lo ordino!

GERMANA: Sì, è tutto vero, è veramente così.

IL PADRE: Dopo i comandamenti di Dio dovete osservare anche i precetti della chiesa, assistere alla Messa la domenica e le feste comandate.

GERMANA: Non fatelo. Venite in chiesa dopo l’elevazione, chiacchierate e ridete durante la Messa e uscite di chiesa prima che sia finita. Ma questa predica quanto dura? Quando la smetterai di parlare?

IL PADRE: L’inferno esiste e molti vi cadono.

GERMANA, ridendo sguaiatamente e battendo le mani dalla gioia: Confessatevi tacendo il peccato, non preparatevi, non pensate al dolore e al proposito. Solo così andrete in paradiso!

IL PADRE, dopo aver invitato l’assemblea a inginocchiarsi e a promettere a Dio di migliorare la propria vita, recitò diverse preghiere, fece rinnovare i voti battesimali e finì con l’invocazione alla Madonna essendo quel giorno la festa del Cuore Immacolato di Maria.

GERMANA: Noi (i demoni) non possiamo inginocchiarci, noi non possiamo dare a Dio nessun onore. Io non posso adorare Dio, fate tutti come me. Date la vostra anima al diavolo.

Dopo la predica fu intonato il Credo. Alle parole «Si è incarnato» Germana ricominciò a strepitare, a abbaiare e a fare i soliti gesti. Durante l’offertorio si alzò dal banco rimanendo sospesa due metri nell’aria, poi sghignazzando andò a posarsi nel coro dietro all’altare. Ma bastò una severa occhiata del celebrante per richiamarla all’ordine e farla tornare subito, da sola, al suo posto. Poco dopo, restando nel banco, voltò le spalle all’altare e gridò:

— Adorate me.

A un nuovo comando del padre si voltò di nuovo verso l'altare e così rimase fino alla fine. Avvicinandosi il momento della consacrazione la sua agitazione aumentò sempre più procurando non poco disturbo e distrazione ai presenti.

Dopo la Messa ci fu la benedizione eucaristica. Il canto del Tantum Ergo le dava maledettamente sui nervi. All’incensazione dell’Altissimo non né poté più:
— Finiscila col tuo fumo! e disse una bestemmia che non si può ripetere.

E facile capire la profonda impressione che quella Messa e quella omelia a due deve aver lasciato in tutti i preesenti.

6. Quanti sono i demoni e cosa fanno
Anche in Germana, come negli altri indemoniati, si notavano i fenomeni di levitazione, di xenoglossia, di conoscenza di cose occulte e lontane. Essa era talvolta sollevata in aria restando in posizione orizzontale, altre volte in posizione verticale. Una volta si sollevò dal letto per due metri restando sospesa in aria in posizione orizzontale senza nessun sostegno. Le vesti non si aprivano ma restavano aderenti alle gambe e al corpo. Dopo pochi minuti scendeva lentamente e tornava al suo posto di prima. Un’altra volta si sollevò in posizione verticale, in chiesa davanti a tutti i parrocchiani della missione. Stava sospesa un metro e mezzo dal suolo e nessuna forza umana riusciva a farla scendere, neppure quella di diverse robuste ragazze zulù. Solo l’aspersione dell’acqua benedetta otteneva lo scopo. Essa, con gesti e grida di rabbia, tornava al suo posto e poi si metteva a piangere come una bambina.

Il demonio è sempre uguale a se stesso. Qualche volta è anche autobiografico, parla di sé e degli altri demoni, dell’inferno.

Interrogato una volta come potesse conoscere le cose lontane rispose:
— Solo quel Dio che io odio è presente in ogni luogo, e nessun altro, neppure gli angeli e neppure noi che siamo spiriti. Ma veloci come il pensiero noi possiamo spostarci da un luogo all’altro, però senza poter essere contemporaneamente in luoghi diversi. Noi siamo innumerevoli legioni, tanto numerosi che se gli uomini potessero vederci, il cielo ne sarebbe tutto coperto e diventerebbe oscuro. Gli spiriti numerosissimi che vagano nell’aria, sulla terra e in ogni luogo del mondo, vedono e sentono tutto ciò che gli uomini dicono e fanno, anzi talvolta anche quello che pensano (però soltanto quando lo esprimono in qualche modo, N.d.A.). Rapidi come il lampo noi ci raduniamo insieme e ci comunichiamo le notizie. Queste notizie le dobbiamo comunicare anche ai nostri capi. Lucifero è messo al corrente di tutto e impartisce le sue disposizioni su tutto: lo comunica ai suoi grandi e i grandi le comunicano a noi.

Riferendosi al suo tempo — siamo nel 1906 — soggiungeva:
— In questo tempo sono state rilasciate dall’inferno e vagano nel mondo numerose schiere di diavoli. Noi siamo sparsi nel mondo intero e lavoriamo a tutta forza per suscitare tra gli uomini odio, invidia, divisione, discordia, lotta guerra, peccati e vizi. Già, siamo impegnati a tutta forza perché il nostro tempo è breve e Dio, quel Dio che io odio tanto, ci ha permesso di tentare e di ingannare gli uomini. Senza la sua volontà e la sua permissione noi non potremmo far nulla. Oh quanto sono sciocchi gli uomini!

Notiamo di passaggio che appena otto anni dopo queste affermazioni, nel 1914, scoppiava la prima guerra mondiale con milioni di morti e cumuli di rovine, venendo così a confermare coi fatti quello che la spavalda superbia del demonio aveva con tanta sicurezza preannunziato.

7. Particolare avversione alla Madonna e a san Michele Arcangelo
Nella parete della stanza c’era un quadro dell’Immaco Lita che aveva ai piedi il serpente. Germana, entrata nella stanza, al vedere il quadro fu subito presa da una furia rabbiosa e la sua faccia fu trasformata da fare spavento. Cercò nvano di sfregiare l’immagine con le unghie e con aghi, le sputò addosso e la sua bocca era piena di bava schiumosa. Poi si mise a gridare forsennata:
— Si, si, è proprio questa che ci ha schiacciato la testa per mezzo del suo Figlio, Gesù, il figlio dell’uomo al quale noi portiamo tanto odio. Bene! La prima Eva l’abbiamo potuta strappare dal suo paradiso. Voleva diventare come Dio la poveretta! Gli occhi le si devono essere aperti. Ah!ah! ah! Gli occhi di Adamo e di Eva si sono aperti ed essi ci sono cascati come ci eravamo cascati noi, e si sono perduti. Ed ecco venire la seconda Eva, questa qui, che diventa la Madre del Figlio dell’uomo, la Madre di Dio, di quello che noi odiamo.

Poi indicò col dito il serpente, rise sgangheratamente e diabolicamente, batté le mani e gridò:
— Questo è uno dei nostri, l’antico serpente. Ah! ah! ah! il serpente è furbo e astuto. Quanto odio e rancore portiamo noi a questa Maria che ha schiacciato la testa al serpente!

Poi di botto si fermò, si alzò e andò a sedersi in un angolo, uscì in gemiti e grugniti e si coperse la faccia con le mani. Di tanto in tanto le prendeva un’altra crisi che, si vedeva, la faceva soffrire crudelmente e la faceva uscire in gemiti, urli e pianti da far compassione.

La povera indemoniata si dimostrava piena di odio e di furore non solo verso la santissima Vergine, ma anche verso i santi e specialmente verso l’arcangelo san Michele, il principe della schiera celeste che aveva lottato contro i demoni e li aveva sconfitti. Questa lotta combattuta nel cielo deve essere stata qualche cosa di terribile e di spaventoso e la vittoria che ne seguì qualche cosa di grandioso e di magnifico. Sarà possibile capire la rabbia di satana e dei suoi colleghi dal senso di desolazione e dalla disperazione dimostrata dagli indemoniati, cioè dai demoni che sono e operano in essi, quando parlano della felicità che hanno perduta per sempre. E tuttavia non cessano di ripetere l’eterno ritornello:
— Non adoreremo! Non serviremo, mai, mai, mai!

8. Germana liberata una prima volta 13 settembre 1906
Il vescovo del Natal, da cui dipendeva la missione di San Michele, Monsignor Enrico Delalle della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), tenuto sempre al corrente dei fenomeni diabolici di Germana che, in data 10 settembre 1906 aveva autorizzato i due missionari padre Erasmo e padre Mansueto a fare gli esorcismi prescritti dal rituale per la liberazione dell’ossessa. La cerimonia fu tenuta dalle 7 del mattino del 12 settembre alla presenza anche dei due rettori delle stazioni missionarie padre Solano e padre Apollinare. Germana, arrivata in chiesa, inginocchiata davanti all’altar maggiore, era tenuta d’occhio e ben custodita da sei robuste ragazze negre, da due giovanotti, da un uomo sposato e da due suore, tutti pronti a intervenire non appena ci fosse stato bisogno, per tener ferma la ragazza e impedire che scappasse. Padre Erasmo le aveva raccomandato di pregare e di aver fiducia nel Signore.
Finite le litanie dei santi cominciarono gli esorcismi veri e propri, il comportamento dell’ossessa fu sempre caratterizzato, com’era da aspettarsi, da gesti di ribellione, di rabbia, di insofferenza, difurore, che si manifestavano con maggiore o minore intensità a misura che la cerimonia procedeva.

Il demonio, che parlava attraverso la ragazza, aveva detto chiaramente che fra poco se ne sarebbe andato:
— Ancora un poco e poi devo andarmene. Uscirò dalla finestra che sta sopra la cantoria, ma voglio portar con me anche Germana. Quando essa cadrà morta per terra io tornerò all’inferno.

La decisione e ferma volontà di portarsi via l’indemoniata fu espressa altre volte dal demonio durante l’esorcismo. Naturalmente non le si diede nessuna importanza, il padre si oppose recisamente e impedì che il triste progetto fosse attuato.

Aumentando l’agitazione dell’indemoniata, a un certo punto le si dovettero mettere le manette per impedire che si facesse del male o che facesse del male ad altri. Il suo viso prendeva un aspetto spaventoso e orribile, veramente satanico, quando le si applicava la reliquia della santa croce o la si aspergeva con acqua benedetta.

Seguiva le preghiere e gli scongiuri del rituale nella lingua latina e rispondeva correttamente, anche se con manifesta rabbia, alle domande che le erano rivolte in latino. Il furore raggiungeva il massimo quando nel rituale si leggevano titoli dati al demonio come questi:
— Nemico della fede e del genere umano, autore della morte, radice di ogni iniquità, suscitatore di invidia, origine dell’avarizia, causa della discordia, eccitatore dei dolori, spirito immondissimo, perché resisti a Cristo? Temi Cristo che è stato immolato in Isacco, venduto in Giuseppe, nell’agnello ucciso, nell’uomo crocifisso, e quindi vincitore e trionfatore dell’inferno.

Continuando gli esorcismi Germana si agitava sempre più, batteva i piedi per terra e gridava:
— Giuro che quel Dio che io odio mi ha dato il permesso di entrare nel corpo di Germana.

E indicando il tabernacolo gridò ancora:
— Apritelo!

Padre Apollinare aprì il tabernacolo e mise la pisside sulla porticina in modo che tutti la vedessero. Il demonio fece fare uno splendido atto di fede nell’eucarestia gridando:
— Sì, là vi è Gesù che mi ha permesso di entrare nel corpo di Germana. Là c’è lui. Germana lo ama ma io lo odio. Permettimi ora di andarmene insieme con Germana attraverso quella finestra là in alto.

Era già mezzogiorno. Da cinque ore durava l’esorcismo e tutti si sentivano molto stanchi. Il padre Erasmo ordinò di sospendere la cerimonia per qualche ora e di riprenderla nel pomeriggio. Alla sera l’esorcismo fu ripreso e la reazione dell’indemoniata fu ancora più violenta del mattino. Le vene della fronte le si erano gonfiate, così il collo, la testa, le spalle e il braccio sinistro fin quasi a scoppiare. Le due suore le poggiarono le mani sulla spalla e sulla fronte per attutire il dolore e il bruciore. Germana soffriva e dal dolore mugghiava e soffiava contorcendosi come un verme. A una nuova domanda dell’esorcista il demonio rispondeva con un’altra bella professione di fede nell’eucarestia:
— Là nel tabernacolo c’è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Io non nego Dio ma lo odio. Egli è presente qui nel sacramento circondato dalla schiera di innumerevoli angeli. Per quanto noi diavoli siamo bugiardi e ci serviamo della menzogna, talvolta, e anche questa volta, diciamo la verità. Dio, quando voi lo pregate, ci permette qualche cosa e talvolta no. Questo lo riconosco e lo confermo. Poco dopo egli si chiuse in un mutismo e non volle dire più nulla. Non potendo continuare, l’esorcismo fu interrotto per essere ripreso l’indomani.

Il giorno seguente, 13 settembre, verso le 8 del mattino, Germana fu riportata, malgrado la sua ostinata resistenza, in chiesa, fatta inginocchiare nel coro, custodita da due suore e da otto forti ragazze alle sue spalle. Le altre suore erano nella cappella laterale e le alunne nella navata centrale.Tutta la comunità della missione assisteva all’esorcismo che questa volta doveva avere effetto positivo.

Padre Erasmo, esorcista, nella relazione scritta che ci ha lasciato, riferisce i particolari drammatici di quell’ultimo sforzo per liberarsi dal demonio:

«Tenevo con la mano sinistra la stola che era stata messa intorno al collo di Germana, mentre con la destra tenevo il rituale. Germana era diventata più nervosa e irritata del solito. Altre suore vennero nel coro e in tutte erano sette, aggiunte alle otto robuste ragazze che tenevano a bada l’ossessa, sollevata dal suolo con la sua sedia, e sollevate insieme anche le sette suore e le otto ragazze. Tutti quelli che erano in chiesa, suore e alunni, e io stesso, lo vedemmo. Germana era irriconoscibile, la sua faccia era spaventosa e raccapricciante, orribile a vedersi, urlava e ringhiava come un cane. Suor Luitgarda si prese un forte strattone sul braccio che le fece molto male e vi lasciò un ecchimosi violacea. Io, madido di sudore, continuai l’esorcismo. Il furore parossistico dell’indemoniata non diminuì, anzi sembrò che aumentasse con pericolo di quanti le stavano attorno, improvvisamente, mentre le suore tentavano di metterle le manette al braccio destro, essa furente allontanò il braccio e strinse al collo suor Anacleta fino quasi a strozzarla. Poi si alzò dal suolo con la sedia, trascinando con sé anche la suora che toccava il suolo soltanto con la punta del piede. Ci volle un buon quarto d’ora perché la suora fosse liberata da quella incomoda situazione e perché l’ossessa, con notevole sforzo di tutti i presenti e tra urli e imprecazioni a non dire, fosse di nuovo legata mani e piedi e ridotta nell’impossibilità di nuocere.»

«Suor Anacleta tenne legata fissa l’ossessa. Io le tenevo fissa al collo la stola, come prescrive il rituale. Quando lessi le parole: “Scongiuro te, antico serpente”, essa uscì in smanie e gemiti da far pietà e tentò di mordere il braccio della suora. Io l’avvertii subito, ma era troppo tardi. L’ossessa diede un forte morso al braccio della suora, un morso singolare, le maniche del vestito non avevano nessuno strappo ma sulla pelle si vedeva la traccia dei denti e la bava. La traccia dei denti era visibile anche sulla pelle, una traccia prima rossa, poi violacea e infine verde. Nel mezzo c’era una piccola chiazza rossa come la puntura di un insetto. Nei giorni seguenti si videro sul posto delle vesciche come da bruciatura e la ferita continuò a far male. »

«Io continuai l’esorcismo senza impressionarmi o spaventarmi troppo, e questa volta l’esito doveva essere positivo. Germana si sollevò in aria ancora una volta e poi stramazzò pesantemente al suolo, fece due o tre capriole su se stessa e poi di colpo si alzò in piedi. Essa era libera e tornata normale.

«I lacci e le manette furono tolti ed essa si unì subito agli altri nella preghiera di ringraziamento dicendo con fervore il suo grazie al Signore per il grande beneficio ricevuto. La sua anima aveva finalmente ritrovato la pace. La cerimonia finì col canto solenne del Te Deum».

9. Germana liberata definitivamente con un secondo esorcismo 25 aprile 1907
In diverse occasioni, durante le crisi, il demonio aveva detto che se ne sarebbe andato, sì, ma che sarebbe tornato un’altra volta e che la sua seconda presenza sarebbe stata più pesante e spaventosa della prima. La triste profezia si avverò quattro o cinque mesi più tardi, all’inizio del 1907, quando la povera Germana si vide ridotta alla condizione dell’anno precedente. Fu necessario pertanto un nuovo esorcismo e questa volta, in assenza del padre Erasmo che era stato richiamato in Europa, fu presieduto dallo stesso vescovo missionario del Natal, Monsignor Enrico Delalle. La cerimonia fu fissata il 24 aprile nella chiesa della missione di San Michele. Il primo giorno il vescovo, assistito da altri tre sacerdoti, fece l’esorcismo dalle 8 alle 12, e dalle 14 alle 20, ma senza ottenere nulla. Il diavolo evidentemente non aveva nessuna intenzione di andarsene:

— Ho avuto da Dio, che io odio, il permesso di parlare e di tutto palesare. Finché questo tempo non è passato non me ne vado e voi non potete far nulla per obbligarmi a partire.

Il secondo giorno, 25 aprile, l’esorcismo fu ripreso. Dopo un’ora e mezza l’ossessa si elevò dal suolo e il demonio cominciò a prendersi gioco del vescovo:

— E allora, signor vescovo, che cos’hai da star lì a bocca aperta? Cerca di fare anche tu come me.

E scoppiò in una grossolana risata mentre il vescovo e i sacerdoti che lo assistevano grondavano di sudore. Poi l’ossessa ripiombò a terra ancora legata mani e piedi.

Il vescovo riprese le preghiere con rinnovato fervore. Si raccomandò a san Michele arcangelo e alla Vergine Immacolata per un’ora intera, e finalmente vide che la sua preghiera, e la preghiera di tutti gli astanti, era stata esaudita. La bestia satanica, con un ultimo guizzo di rabbia furiosa e un’ultima spaventosa imprecazione, finalmente se ne andò dalla giovane che rimase per qualche istante come priva di vita. Germana fu risollevata, sciolta dai suoi legami e fatta inginocchiare davanti all’altare.

E facile immaginare la gioia, la commozione, la gratitudine con cui il vescovo e gli altri, e la stessa graziata, cantarono il Magnificat e il Te Deum di ringraziamento. Germana visse ancora 6 anni dopo la sua liberazione,restando nella missione e edificando tutti con l’esempio di una vita veramente cristiana. Morì tisica, facendo una morte santa, il 14 marzo 1913 all’età di 24 anni, festa dell’Addolorata, il venerdì di Passione.

Fonte: Trattato di demonologia di Paolo Calieri