Dopo aver narrato il sogno, Don Bosco aggiunse che gli era durato tre notti consecutive. Questa particolarità toglie consistenza al dubbio che il racconto sia una specie di parabola da lui escogitata per vestire fantasticamente la sua idea.
Dal 10 al 7 ottobre del 1876 Don Bosco presiedette a Lanzo Torinese gli Esercizi Spirituali dei Salesiani. Stava pensando quali ricordi dare loro quando fece un sogno.
La sera del 22 dicembre 1876 Don Bosco raccontò ai suoi giovani una meravigliosa visione avuta nella notte che aveva passato a Lanzo Torinese. Poiché è molto lunga, dobbiamo limitarci a presentarne le scene più belle. Gli sembrò di trovarsi su di un’altura davanti a una pianura molto estesa, divisa in giardini di mirabile bellezza, in mezzo ai quali sorgevano palazzi che per magnificenza sembravano altrettante regge. Mentre Don Bosco ammirava tante meraviglie, al suono di una musica dolcissima, gli comparve il suo allievo prediletto, San Domenico Savio, a capo di una schiera di giovani, molti dei quali Don Bosco riconobbe.
Don Bosco, partiti i Salesiani che erano con lui, rimase solo con la Guida, che gli disse ...
Dopo la scena descritta nella prima parte del sogno, la Guida misteriosa disse a Don Bosco: — Vieni, ti farò vedere il trionfo della Congregazione di San Francesco di Sales. Monta su questo sasso e vedrai.
Il 27 settembre del 1876, a Lanzo Torinese, Don Bosco, a ricordo degli Esercizi Spirituali dei Salesiani, raccontò un sogno che è uno dei più istruttivi di quanti ne aveva avuti fino allora. Si snoda in tre parti ben distinte tra loro.
Nel raccontare questo sogno Don Bosco s’introdusse così: «Era da molto tempo che pregavo il Signore affinché mi facesse conoscere lo stato dell’anima dei miei figliuoli. Specialmente in questi Esercizi Spirituali io ero soprappensiero per tal motivo... E il Signore volle favorirmi in modo che io potessi leggere nelle coscienze dei giovani proprio come se leggessi in un libro; e quello che è più mirabile, vidi non solo lo stato presente di ciascuno, ma le cose che a ciascuno sarebbero accadute nell’avvenire. E ciò in modo proprio anche per me straordinario, perché non mi avveniva mai che vedessi così bene, così chiaro, così svelatamente nelle cose fu ture e nelle coscienze dei giovani ».
La trama esile di questo sogno ci avrebbe suggerito di ometterlo, ma la notizia che Giovanni Paolo II ha promesso all’Arcivescovo di Torino e al Rettor Maggiore dei Salesiani che nel 1988, per il centenario della morte di Don Bosco, sarà presente al Colle Don Bosco per le celebrazioni centenarie, ci fa scorgere in questo sogno, molto singolare, quasi un significato profetico.
Il 23 gennaio 1876, dopo le preghiere della sera, Don Bosco salì sulla piccola cattedra dalla quale soleva dare la «buona notte» ai suoi giovani. Il suo volto, raggiante di gioia, manifestava, come sempre, la sua contentezza nel trovarsi tra i suoi figli. Fattosi un pò di silenzio, prese a raccontare questo sogno.
L’anno 1875, per animare i suoi a celebrare il mese di Maria Ausiliatrice con grande impegno, Don Bosco espose loro un sogno che suscitò profonda e durevole emozione. Lo annunciò la sera del 30 aprile e lo narrò la sera del 4 maggio, appagando una aspettativa fattasi di giorno in giorno più fervida e ansiosa. Noi lo riassumiamo servendoci, al solito, delle parole stesse di Don Bosco.
Questo è il sogno che decise Don Bosco a iniziare l’apostolato missionario dei suoi figli Salesiani. Lo ebbe nel 1872 e lo raccontò per la prima volta a Pio IX nel marzo del 1876; in seguito ne ripetè il racconto anche ad alcuni Salesiani.
Al termine delle vacanze dell’anno scolastico 1872-73 Don Bosco sognò d’incontrarsi con un allievo che stava rientrando nell’Oratorio. Lo salutò cordialmente...